Mirco Marchelli espone le sue opere alla Fondazione Biscozzi Rimbaud di Lecce fino al 2 luglio nella mostra personale “Voci in capitolo”, realizzata a cura di Paolo Bolpagni e Giovanni Battista Martini.
Mirco Marchelli, nato a Novi Ligure nel 1963, è sia un artista visivo, sia un compositore e ha realizzato ad hoc per la Fondazione Biscozzi – Rimbaud un brano in tre parti – corrispettivi di altrettanti madrigali moderni – a sei voci miste, su testi del poeta genovese Edoardo Sanguineti (1930-2010), diffuso come tappeto musicale all’interno delle tre sale espositive, in stretta connessione con un ciclo unitario di diciotto opere polimateriche, tutte di eguali dimensioni, suddivise in tre gruppi da sei (uno per ogni sala).
L’intervento di Marchelli s’intitola, con l’ironia sua tipica, Voci in capitolo, in un gioco di rimandi che va dal madrigalista e compositore polifonico tardo cinquecentesco Gesualdo da Venosa (Venosa, 1566 – Gesualdo, 1613) alla contemporaneità.
Mirco Marchelli parte dalla musica, all’inizio praticata nelle vesti d’interprete, poi portata avanti – come attività parallela, complementare e integrata a quella di artista visivo – nell’ambito della composizione, con una libertà e un’originalità fuori dal comune. Considerarlo separando tali aspetti, o ignorandone l’uno o l’altro, sminuisce la forza di un pensiero estetico sfaccettato ma coerente.
E allo stesso modo sarebbe limitante far leva soltanto sull’innegabile attrattiva del personaggio, della sua esistenza appartata, modellata con delicatezza e cura pazienti, della casa dell’Alto Monferrato in cui egli, semplicemente vivendo, applica agli spazi, alle atmosfere, ai gesti la misura di un ideale mite, tenace e gentile.
Una delle chiavi interpretative potrebbe essere quella della nostalgia, imperniata sul fascino polveroso delle “vecchie cose” che spesso rappresentano gli ingredienti di cui Mirco Marchelli si serve per creare i propri oggetti: pezzi di legno, di tessuto o di ceramica, vecchi fogli di libri e quaderni, magari poi rivestiti di uno strato di cera che li eterna e trasfigura. Concrezioni della memoria, quindi; ma prive della patina melanconica che il termine “nostalgia” implica generalmente.
Marchelli infatti ridà vita e significato a questi materiali, mette a frutto le loro “risonanze” e le storie di cui sono espressione per dire qualcosa di nuovo; non si limita a evocare ricordi, ma suscita suggestioni tutt’altro che ripiegate in un vagheggiamento del passato. Nel suo estro combinatorio leggiamo il piacere e la soddisfazione di mescolare, impastare e manipolare per produrre una risultante inaspettata, dove i “sapori” delle singole componenti, scelte con estrema attenzione, si colgono ancora, ed emanano aromi e retrogusti penetranti, ma si fondono in inedita associazione, superiore alla mera somma delle parti.
La mostra è corredata da un catalogo trilingue (in italiano, francese e inglese) a cura di Paolo Bolpagni e Giovanni Battista Martini, pubblicato da Dario Cimorelli Editore.