Miresi / Radici. À rebours


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A distanza di cinque anni Miresi e Maurizio Radici ritornano a Venezia con la mostra “À rebours”, un progetto a quattro mani presso le sale espositive del complesso monumentale della Scala Contarini del Bovolo, fino al 27 novembre.

Curata da Paolo De Grandis e Carlotta Scarpa e organizzata da PDG Arte Communications, la mostra trae spunto dalla traduzione del titolo nell’accezione di “a ritroso” e “controcorrente”. Ed è proprio su questa ambivalenza che viene costruito il percorso espositivo mettendo in relazione le opere di Miresi e Radici in bilico tra scelte figurative cupe ma fortemente suggestive fino ad esperimenti astratti dove le cromie esplodono in tutto il loro vigore.

Le opere di Miresi e Radici dialogano per assonanza e contrasto nell’intento di creare una narrazione che possa offrire una nuova chiave di lettura alla loro vasta produzione artistica. Se nella sala Tintoretto le opere si sovrappongono con differenti scelte tematiche e stilistiche nella seconda sala Maurizio Radici ha tratto diretta ispirazione dalle cromie di Miresi per realizzare un ciclo di opere site specific in perfetta forma armonica con esse.

Miresi, L’occhio, 1992, olio su tela, 100 x 80 cm

Miresi ripercorre un ipotetico viaggio a ritroso sia esso colto da una peculiarità temporale quanto dalla presenza della memoria dell’artista che conferisce ai ricordi uno stato di immanenza. La scelta narrativa e tematica si articola in due filoni, il primo segue gli inizi figurativi a cavallo tra anni ‘80 e ‘90 con il ciclo Auditorium. In queste opere emergono i dettagli di un occhio o di un orecchio fino alla definizione di un delicato profilo infantile laddove la superficie pittorica di volta in volta vive di una mobilità timbrica per cui le forme oscillano in bilico tra slanci curvilinei e grafismi più severi. Campeggia al centro della mostra l’imponente trittico Inquisito/inquisitore un’opera storica e rivisitata più volte dall’artista ma che appare sempre come specchio di una bruciante attualità. Questo dipinto è stato realizzato in 7 varianti dal 1993 ad oggi.

Fa da contrappunto il secondo filone con la serie S/Paesaggio caratterizzata da una resa stilistica astratta dove i colori irrompono sulla tela sia in forme stilizzate che di derivazione informale, come esemplifica, in particolare, il dipinto monumentale S/Paesaggio xyz.

La poetica di Maurizio Radici si nutre invece di figure, animali, segni, ombre primigenie, matrici di immagini generate dal colore fermo o da improvvisi bagliori che l’artista accende attraverso l’uso vigoroso della pennellata. Ed è proprio in questa narrazione continua che Radici riscopre nell’atto pittorico alcuni codici semantici in cui il mito, il sogno e il tempo presente si coniugano e insieme si aprono ad una serie infinita di interrogazioni. Le tele di Radici sollecitano lo sguardo attraverso figure mitologiche dove i segni ed i simboli, animati a volte da un grafismo rapidissimo, divengono le cesure entro cui tratta i suoi mondi invisibili.

Il suo è un fare arte che va controcorrente: indaga la figura umana colta in composizioni energiche che tendono verso espressioni astratte e vorticose, fissa invece in una stasi formale la rappresentazione di animali ed interroga il mito e la memoria come un fatto tutto da attraversare.

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