La mostra di Anish Kapoor (Mumbai, India, 1954) alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, è in corso fino al 9 ottobre prossimo ed è una grande retrospettiva che presenta i momenti chiave della carriera dell’artista accanto ad un nuovo corpo di lavori inediti e, per la prima volta, sono esposte le nuove opere fortemente innovative, create utilizzando la nanotecnologia del carbonio, così come i recenti dipinti e le sculture che testimoniano la vitalità e la spinta visionaria dell’attuale produzione artistica di Kapoor.
Il percorso espositivo, inoltre, prosegue in una seconda e prestigiosa sede: lo storico Palazzo Manfrin, nel sestiere Cannaregio di Venezia, alla cui collezione originariamente apparteneva un nucleo significativo di capolavori oggi esposti all’interno del Museo.
È quanto mai significativo il legame tra Palazzo Manfrin, scelto da Kapoor come sede della sua fondazione artistica, il cui progetto di restauro è stato affidato all’architetto Giulia Foscari (UNA/FWR Associati), e le Gallerie, che rappresentano la più importante collezione d’arte veneziana e veneta del mondo. In questa prospettiva, le opere di uno dei maggiori artisti contemporanei si ricollegano a un preciso contesto artistico di importanti esperienze e riferimenti, e fanno rivivere la storia stessa di Venezia e della sua tradizione pittorica, alla quale Anish Kapoor attinge costantemente come fonte d’ispirazione e creatività.
Anish Kapoor afferma: “È un grande onore essere invitato a confrontarmi con le collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia; forse una delle più belle collezioni di pittura classica di tutto il mondo. Tutta l’arte deve sempre confrontarsi con ciò che è accaduto prima. Le Gallerie dell’Accademia rappresentano una sfida meravigliosa e stupefacente. Sento un profondo legame con Venezia, è l’architettura e la sua vocazione per l’arte contemporanea.”
Giulio Manieri Elia dichiara: “Kapoor, in virtù delle sue originali e profonde ricerche sul colore, sulla luce, sulla prospettiva e sullo spazio, va alla radice stessa dei principi della pittura rinascimentale veneta, ne indaga l’essenza e riesce a dialogare intimamente su un piano ideale – potremmo dire anche concettuale – con l’opera di Giovanni Bellini, di Giorgione, di Tiziano, di Veronese e di Tintoretto.”