Andy Warhol e tracce sul Novecento


Stampa

A Vieste (FG), presso il Museo civico archeologico Michele Petrone, fino al 30 settembre, è in corso un’imperdibile mostra dedicata ai più grandi maestri del Novecento, curata da Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei.

Il ricchissimo repertorio comprende circa trenta prestigiosi capolavori di artisti internazionali, articolati entro un percorso espositivo che, partendo dagli anni Trenta, offre uno spaccato dell’evoluzione artistica fino ai nostri giorni, quindi l’esperienza di un itinerario artistico sorprendentemente vasto e differenziato, a partire dalla splendida Natura morta (1953) di Giorgio Morandi (1890-1964), una matita su carta che suggerisce, attraverso il tratto leggero del disegno, un’autentica poesia delle cose, quasi una sacralità con cui posiziona i suoi oggetti fuori dal tempo, in un’eterna immobilità.

Del metafisico Giorgio de Chirico (1888-1978) il Museo pugliese ospita un Olio su tavola (1952) raffigurante una succulenta natura morta entro uno scenario naturale e l’olio su tela Cavalieri in un paesaggio (1961) in cui i cavalli e il mantello in primo piano sono resi con un intenso impasto cromatico. Del grande genio del XX secolo, Pablo Picasso (1881-1973), è possibile ammirare la celebre Madame Ricardo Canals (1966), litografia a colori su carta intessuta, firmata e numerata dal maestro in cui il volto austero della donna è avvolto dalla predominanza del nero.
Di Andy Warhol (1928-1987) è esposta la serigrafia Ladies and Gentlemen II.130 (1975), parte di una provocatoria serie di 10 tele realizzate in edizione limitata di 125 esemplari, firmati e numerati in originale. Restando sull’onda della Pop Art italiana ed europea, sono presenti Smalti e acrilico su tela (1990) di Mario Schifano (1934-1998). Appartengono alla medesima scuola anche Giosetta Fioroni (1932) e Valerio Adami (1935), dei quali la mostra presenta rispettivamente Bambino (1969) e Dedica (1970). Al movimento della Scuola di Piazza del Popolo si avvicina anche Jannis Kounellis (1936-2017), importante esponente dell’Arte Povera e del quale è esposta una Tecnica mista su carta (1999). È a Lucio Fontana (1899-1968), ideatore dello Spazialismo, che si deve un’autentica rivoluzione spaziale, attraverso incisioni e tagli nella tela, alla ricerca di possibilità inedite oltre il quadro. Qui è esposta la serigrafia con incisioni intitolata Concetto spaziale (1965).
Con Alberto Burri (1915-1995) ed Enrico Castellani (1930-2017) il processo creativo risponde alla necessità di esprimersi in maniera totalmente libera, fino ad intaccare la normale configurazione dell’oggetto e del supporto. Di Castellani la mostra accoglie Superficie bianca (1969), mentre di Burri è presente Museo di Capodimonte (1978), opera appartenente alla Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, Città di Castello 1986, con tiratura e firma in basso a matita.
Fra gli altri artisti presenti presso il Museo Archeologico di Vieste sono: Fortunato Depero (1892-1960), Filippo de Pisis (1896- 1956), Fausto Pirandello (1899-1975), Graham Vivian Sutherland (1903- 1980), Guttuso (1911- 1987), Achille Perilli (1927-2021), Dennis Oppenheim (1938 – 2011), Keith Haring (1958-1990), Elio Marchegiani (1929), Piero Gilardi (1942), Sandro Chia (1946), Enzo Cucchi (1949) e Nicola De Maria (1954). Questi sono solo alcuni dei nomi degli artisti presenti in questa mostra e, a completare la cospicua raccolta ci sono anche capolavori di Galliani, Nespolo, Frangi, Pizzi Cannella, Soldani e Baj.

Share Button