Daniele Basso. Le pieghe dell’anima


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Un palcoscenico fino ad oggi inesplorato offre la sua spettacolare scenografia all’arte contemporanea, che entra in dialogo con la solennità del complesso monumentale del Santuario di Oropa, in provincia di Biella, dal 2003 patrimonio dell’UNESCO, attraverso la mostra personale di Daniele Basso “Le pieghe dell’anima”, a cura di Irene Finiguerra. Fino al 18 settembre prossimo, i visitatori della mostra e del Santuario troveranno nove opere, in un percorso che coinvolge spazi aperti e altri luoghi non convenzionali, in un itinerario ideale in cui l’arte e la spiritualità si incontrano. In questa esposizione, l’artista indaga i luoghi nascosti dello spirito umano, in particolare attraverso una serie di monumentali sculture in acciaio a specchio lucidato a mano, che creano un corto circuito visivo e mentale giocato sul contrasto fra l’opera e lo spazio in cui è collocata. Sono opere che, per la loro dimensione, testimoniano il coraggio del fare dell’artista.

Daniele Basso, Le pieghe dell’anima, Oropa 2022, ph Stefano Ceretti


All’entrata del Santuario, posizionato nel piazzale inferiore, è collocata Boogyeman (la paura) che viene affrontata da Ikaros (il coraggio e l’aspirazione al volo) posizionata a sua volta nel piazzale antistante alla Basilica Superiore: lo scontro a distanza tra queste due opere rappresenta metaforicamente la lotta tra le debolezze e le aspirazioni di ognuno. È lo strumento che la natura ha fornito agli uomini per evolversi, poiché ciascuna sfida conduce oltre i propri limiti, verso nuovi livelli di conoscenza e coscienza. Le due sculture definiscono e contengono l’intero percorso della mostra come alfa e omega, principio e fine di questo viaggio.
Il cuore del Santuario, la Basilica Antica, ospita sull’altare del sacello la statua blu del Cristo Ritorto il cui intenso colore blu spinge il pubblico a un’interrogazione sulla fede.
Sotto al colonnato, verso la pianura, il falco Achill costituisce un omaggio alla montagna, che abbraccia con durezza e incantevole bellezza il santuario, ma allo stesso tempo assume un valore sciamanico: il rapace esprime il potere della visione, della sapienza, della tutela e insieme della transizione personale e spirituale. Non a caso il falco è stato un uccello simbolo in tante culture: dall’antico Egitto agli Indiani del Nord America, che lo considerarono un animale totem.
Nella Biblioteca, luogo di lettura, meditazione e studio, le opere Frame, volutamente incompiute, entrano in relazione con chi le osserva obbligandolo a un processo di astrazione e fantasia creativa per un completamento formale. Sono una metafora di quel processo di formazione personale a cui contribuisce lo studio nella creazione dell’identità individuale in relazione con la collettività, come esseri sociali.
Proseguendo nelle stanze reali del Museo dei tesori l’opera Re Leone esprime regalità, dignità, potere. Ma la regalità è tale solo dando spazio all’opinione altrui, alla ricerca della saggezza.
Nella manica di Sant’Eusebio, antistante la Basilica Antica, l’opera Blue Vierge reinterpreta in chiave contemporanea l’ex-voto per esprimere il sentimento potente della riconoscenza. Un atteggiamento di umiltà, di affetto, di devozione verso la Madre, ma anche una buona pratica, verso chi offre aiuto e sostegno nella vita quotidiana.

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