Pier Paolo Prandi


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Brillante poliedro di forme e contenuti

La mostra inaugurata il 2 aprile scorso a Valenza, nella locale Casa della Cultura, dal titolo Pier Paolo Prandi – Pittore di Valenza omaggia, a un anno dalla morte, l’opera figurativa di un geniale artista che ha fatto della cittadina padana il principale referente della propria ispirazione visiva. Nato nel 1945 e attivo, come pittore, dal 1972 al 2020, Prandi viene ben presto collocato all’interno della cultura naïf con cui ottiene subito ragguardevoli successi: tuttavia a uno sguardo retrospettivo dell’abbondante corpus di tele a olio dalle dimensioni variabile (una bella gamma dal piccolo al grande), il collocare Prandi tra gli autori naïf, senza nulla togliere a un genere dignitosissimo, sembra riduttivo e fuorviante perché non fa giustizia del brillante poliedro di forme e contenuti che agita l’estetica di Prandi.

A un primo sguardo figure, colori, rappresentazioni nei quadri sembrano ricordare l’arte grafica delle copertine dei dischi dei primi anni Settanta (non a caso l’epoca degli esordi del pittore) riguardanti soprattutto il sound giovanile  europeo dei nuovi stili progressive e folk-rock; ma a un’attenta ricognizione visuale l’opus di Prandi si riferisce, con estrema consapevolezza, anche alla grande storia artistica in particolare moderno-contemporanea: anzitutto l’impostazione generale del singolo spazio (rettangolo o quadrato) ha quasi sempre un taglio prospettico classico e laddove quest’ultimo è stravolto, non avviene con l’ingenuità dei modelli appunto, bensì prendendo a prestito un mix di immaginario popolare antecedente e un gusto avanguardista primo-novecentesco, a cui si possono aggiungere persino il fumetto, la pop-art e un anticipo di recente pop-surrealism.

Sono palesi dalla tavolozza al pennello ascendenti nobili sperimentali – fauves, futurismo, cubismo, metafisica, surrealismo – talvolta con evocative citazioni da Depero, Chagall, Picasso, De Chirico, Savinio, Rousseau, il tutto motivato da un mondo agricolo conseguente a uno schietto localismo, che, però, grazie a precise simbologie, diventa anche universale. E universali sono anche i temi svolti dal paesaggio alla figura, esaltando altresì le tradizioni folkloriche, i velati erotismi, il lavoro contadino, la saggezza paesana, qualche spunto religioso. Infine, sul piano filosofico, a differenza di quasi tutti gli artisti contemporanei, il messaggio di Prandi non è nichilista, catastrofista, pessimista, autolesionista (e nemmeno bucolico alla naïf) ma riflette un’idea del mondo che guarda verso il piacere (e talvolta il mistero) della vita che si riflette nella scelta di colori sempre vivi, accesi, squillanti (con la prevalenza dei primari: rossi, gialli, azzurri) a suggellare, quasi alla Matisse, la propria joie de vivre.

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