Il programma espositivo di Casa del Mantegna a Mantova riparte con la mostra “Joseph Beuys. Il Tamburo dello Sciamano”, aperta fino al 29 agosto, che commemora il centenario della nascita di Joseph Beuys (Krefeld 1921 – Düsseldorf 1986), che ha segnato la storia dell’arte contemporanea con la sua idea di “arte ampliata”, interpretata in senso antropologico. La mostra celebra l’evento con opere, materiale documentario, video e iniziative che rendono omaggio all’attualità del pensiero di Beuys circa il ruolo dell’artista, l’impegno ambientale, il rapporto tra arte e scienza. Promossa dall’Associazione Culturale Flangini in collaborazione con la Provincia di Mantova, è curata dal prof. Antonio d’Avossa, critico d’arte e docente emerito all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, studioso dell’opera e del pensiero del Maestro tedesco e curatore di numerose esposizioni in Europa e in America.
Oltre 100 esemplari di multipli e opere uniche, provenienti da collezioni private e pubbliche, dimostrano un uso strategico di questo “arsenale” creativo e pacifico come arma di propaganda di un pensiero divenuto oggetto di svariate interpretazioni. Circa 150 documenti rari guidano il visitatore lungo il percorso della Casa del Mantegna: i manifesti firmati dal Maestro tedesco, le cartoline e le fotografie presentano in mostra il suo messaggio.
I multipli e i documenti sono accompagnati da una serie di video realizzati tra il 1964 e il 1986, che testimoniano le famose “azioni” durante le quali l’artista coinvolgeva il pubblico con discussioni su temi sociali, dando vita a un nuovo concetto di scultura: la “scultura sociale”. La mostra offre l’opportunità straordinaria di vedere una selezione di rari filmati, dodici tra silenziosi o sonori, di “azioni” e discussioni dell’artista, collocati in quattro differenti postazioni lungo il percorso espositivo.
Di particolare interesse la ricostruzione simbolica dell’incidente dell’aereo Stuka J-87 avvenuto in Crimea nel febbraio 1943. Vi fu coinvolto l’artista, successivamente salvato da nomadi tartari, i quali praticarono una medicina sciamanica “di ricostruzione”, gli ricoprirono il corpo di grasso animale e lo avvolsero nel feltro. Da questa esperienza strettamente legata alla natura, ritenuta da alcuni una leggenda, nasce la sua idea di arte come esperienza salvifica del mondo malato e l’uso del feltro e del grasso come materiali ricorrenti nelle sue “azioni”, installazioni e opere.
Parte integrante del progetto è la realizzazione di percorsi didattici, con “immersione” nella natura, organizzati dalla Cooperativa Alkémica sui temi dell’ambiente, dell’inquinamento e del rapporto tra uomo e natura. Nel corso della mostra (in data da stabilirsi in relazione alle disposizioni DPCM), verrà piantumata una giovane quercia nel giardino di Casa Mantegna a ricordo delle 7000 querce che l’artista piantumò a partire dal 1982 a Kassel durante la Documenta 7.
La mostra è occasione per una riflessione sul percorso artistico e biografico di questo rivoluzionario artista del ‘900. Saranno pertanto organizzati incontri e confronti sulla concezione dell’arte beuysiana e del suo rapporto con società, scienza e cultura. Infine un simposio, a cui interverranno studiosi e testimoni internazionali, con introduzione e presentazione del curatore Antonio d’Avossa.