Salvador Dalì


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Il Palazzo delle Papesse di Siena riapre i battenti dopo dodici anni con una mostra dedicata a Salvador Dalì, che durerà per un anno, fino al 30 settembre 2021.

Il percorso espositivo, composto da circa duecento opere, è organizzato da The Dalí Universe, società con una delle più grandi collezioni private di opere d’arte dell’artista al mondo, diretta da Beniamino Levi.

La mostra si concentra soprattutto sulle opere scultoree in bronzo, assieme alle paste di vetro, gouache, acquerelli, mobili e altre opere dell’artista spagnolo, figura di spicco del Surrealismo e analizza il complesso e creativo rapporto tra l’artista Catalano e le scienze matematiche e come queste hanno influenzato le sue opere, la sua visione del mondo dello spazio del tempo, come la sua psicologia tormentata e il suo animo inquieto abbiano vagato al centro della disgregazione di quei punti fermi che prima avevano caratterizzato i confini dell’uomo.

Riguardo questa mostra non sono mancati servizi giornalistici pungenti da parte di prestigiosi e autorevoli quotidiani nazionali e internazionali, a cominciare dal Guardian che aveva pubblicato un lavoro approfondito sul modus operandi della società. E la stessa Fondazione Dalì, che nulla ha a che vedere con la DalìUniverse, più volte ha attaccato la società e messo in discussione l’originalità delle opere che in gran numero si trovano in ogni parte del mondo ma, soprattutto, sono prevalentemente sculture in metallo realizzate su opere dipinte dall’artista. Tanto che proprio la Spagna aveva annullato, alla fine, la mostra sull’artista organizzata dalla società, per non incorrere in gaffes ‘in casa’.

Ma dalla The Dalí Universe, per voce di Carminati, puntualizzano che: “Esiste un contratto per l’acquisto dei diritti su alcune opere di Dalì e ciò che succede è, a livello giuridico, del tutto lecito e in buona fede: soltanto per i metalli possiamo fare questo discorso ovviamente: l’artista è il padrone assoluto dell’opera e Dalì si è accordato con Levi poi con un doppio contratto con la compagna dell’artista, Gala per realizzare una tiratura per X numero di sculture fatte a regola d’arte in una fonderia. Una, è un pezzo unico. Entro 12 sono pezzi originali, dopo si chiamano multipli. Non copie o riproduzioni, sarebbe come definirli falsi. Questi contratti durano 70 anni dalla morte dell’artista, entro questo tempo l’acquirente ha diritto a produrre i numeri che vuole. Trascorso questo tempo, non ne avrà più l’esclusività. Basti guardare a Il pensatore di Rodin… ce ne sono 82 nel mondo. Dal dopoguerra arrivata la regola della numerazione e questa, infatti, esiste in ogni opera appartenente a Beniamo Levi”.

I contenuti multimediali e gli allestimenti sono a cura di Phantasya sotto la direzione artistica di Roberto Panté.

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