Push the limits


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Il titolo della mostra, alla fondazione Merz di Torino fino al 31 gennaio 2021, indica chiaramente la volontà di indagare la capacità dell’arte di porsi costantemente al limite per spostare l’asse del pensiero, della percezione e del discorso, immettendo nuovi elementi nel sistema.

La mostra, realizzata a cura di Claudia Gioia e Beatrice Merz, raccoglie le voci di 17 artiste donne, come in una polifonia di segni ed esperienze la cui immaginazione ci parla della capacità di far transitare sulle soglie del pensiero tutte quelle realtà che sono ‘oltre’.

© Chiharu Shiota – SIAE, Rome, 2019 – Ph. Hossein Sehatlou – Chiharu Shiota, Where are we going? 2018 Installation: white wool, wire, string. Göteborgs konstmuseum, Gothenburg Museum of Art, Gothenburg, Sweden

Il percorso espositivo si snoda come un discorso continuo, un incalzare di strappi, sovrapposizioni, interrogativi, realtà già conosciute e che paiono superate ma che invece tornano, realtà non note che sarebbe opportuno penetrare, realtà incomunicabili e che chiedono nuove parole.
Installazioni di grandi dimensioni concorrono alla definizione di una scrittura espositiva in grado di restituire al visitatore un’esperienza di senso totalmente immersiva, tra atmosfere, suoni, parole, tessiture materiche e cromatiche differenti. Dalla dimensione politica a quella simbolica, dall’ispirazione filosofica a quella poetica: un allestimento che sintetizza visivamente l’urgenza espressiva del nostro tempo e che invita il visitatore a definire una propria traiettoria in questo paesaggio continuo.

A testimoniare questa istanza, propria dell’arte contemporanea, sono alcune tra le voci femminili più rappresentative della ricerca artistica internazionale, che con la loro opera hanno declinato, in maniera diversa e sempre relazionandosi con il contesto di appartenenza, l’idea di limite e il concetto stesso di superamento. Autrici che nella loro pratica creativa hanno superato il vocabolario stereotipato di sapere, spingendo più in là i significati.

Esse sono: 
Rosa Barba (1972, Agrigento, Italia), Sophie Calle (1953, Parigi, Francia), Katharina Grosse (1961, Friburgo, Germania), Shilpa Gupta (1976, Mumbai, India), Mona Hatoum (1952, Beirut, Libano), Jenny Holzer (1950, Gallipolis, Ohio, USA) Emily Jacir (1972, Betlemme, Palestina), Bouchra Khalili (1975, Casablanca, Marocco), Barbara Kruger (1945, Newark, New Jersay, USA), Cinthia Marcelle (1974, Belo Horizonte, Brasile), Shirin Neshat (1957, Qazvin, Iran), Maria Papadimitriou (1957, Atene, Grecia), Pamela Rosenkranz (1979, Uri, Svizzera), Chiharu Shiota (1972, Osaka, Giappone), Fiona Tan (1966, Pekanbaru, Indonesia), Carrie Mae Weems (1953, Portland, Oregon, USA), Sue Williamson (1941, Lichfield, Regno Unito).

Seguirà il progetto la pubblicazione di un volume dedicato che raccoglie, oltre alla documentazione iconografica del progetto, contributi critici delle artiste coinvolte e di filosofi, storici, critici e scrittori: un happening editoriale di cultura e vita.

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