Il MuFoCo, Museo di Fotografia Contemporanea do Cinisello Balsamo (MI) ha riapeto al pubblico con due progetti espositivi, tra loro indipendenti, che riflettono alcune delle sue principali linee di ricerca: la valorizzazione delle collezioni fotografiche e il rapporto con il territorio.
Una mostra, che rimarrà aperta fino al 1° novembre, è dedicata a Franco Grignani, presenta all’incirca 50 opere fotografiche dell’artista, la maggior parte provenienti dalle collezioni del Museo, insieme ad altre gentilmente prestate dagli eredi dell’artista stesso. L’esposizione, a cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini con Manuela Grignani Sirtoli, è realizzata in collaborazione con il m.a.x. Museo di Chiasso e restituisce un percorso di ricerca ultratrentennale che travalica i confini tra le discipline e pone Grignani tra i maestri della cultura visiva italiana degli anni ‘60 e ‘70.
L’attenzione che Grignani dedica alla fotografia costituisce una tappa fondamentale per lo sviluppo di altri linguaggi artistici, dall’iniziale sperimentazione fotografica alla grafica pubblicitaria, fino alla Optical Art.
Franco Grignani non intende la fotografia in senso canonico: esegue fotomontaggi, sovraimpressioni, doppie esposizioni, manifestando l’esigenza di avventurarsi nel dominio della “polivalenza dei significati” dell’immagine. Alla fine degli anni Cinquanta, parla di ambiguità della fotografia, di magia, della necessità di indagare ciò che crediamo di vedere. L’ambiguità offre infinite possibilità di interpretazione e l’indagine sulle forme della percezione esplora nuovi significati delle immagini. I cicli della ricerca sulla fotografia astratta usano il mosso, il fluo, le subpercezioni, ovvero lo spazio visivo nella sua totalità.
La sua vasta produzione, prevalentemente in bianco e nero, è non solo di supporto, ma non separabile dal lavoro di ricerca artistica, come pure fondamentale al rinnovamento nella grafica e nella pubblicità.
La seconda mostra è “Carte de visite. Un album fotografico di quartiere” di Arianna Arcara, realizzata a cura di Roberta Pagani.