Una cifra importante quella che è stata destinata dal decreto “Rilancio” ai due settori del Dicastero guidato dal Ministro Franceschini: 5 miliardi totali 4 dei quali assegnati al turismo e 1 alla cultura.
Immissioni dirette di denaro, credito sulle imposte e iniziative non finanziare, ma di grande importanza come lo slittamento di Parma Capitale italiana della Cultura dal 2020 al 2021: un atto doveroso, verso un complesso organizzativo che avrà così modo di non disperdere importanti risorse già investite che potranno essere rimesse a frutto successivamente. Conseguentemente la procedura inizialmente prevista per l’anno 2021, verrà riassegnata al 2022.
Grande attenzione è stata posta al mondo del cinema e dello spettacolo che vede incrementare la dotazione dello specifico fondo di emergenza dai 130 milioni inizialmnete previsti dal decreto “Cura Italia” agli attuali 245, accompagnata da un potenziamento del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) attraverso un’erogazione straordinaria e misure di sostegno ai lavoratori con modalità distinte tra fondazioni lirico sinfoniche e teatri.
I lavoratori dello spettacolo avranno prorogata l’indennità di 600 Euro per i mesi di maggio e aprile, oltre che vedere prolungata la cassa integrazione a 9 settimane consecutive.
Se da un lato è previsto un potenziamento del tax credit e dei contributi per sostenere l’industria cinematografica, dall’altro sono previsti crediti di imposta fino al 60% sulle spese di affito per i cinema, i teatri e le associazioni con fatturati inferiori ai 5 milioni di euro che abbiano subito perdite almeno del 50%.
Medesima percentuale di credito di imposta sulle somme spese per la sanificazione e l’adeguamento degli ambienti, oltre che per l’acquisto di dispositivi per il contenimento della diffusione del Covid-19.
Il mondo degli autori e interpreti musicali vede l’istituzione di un fondo di 50 milioni di Euro derivanti dalla liquidazione della vecchia IMAIE (Istituto Mutualistico per la tutela degli Artisti Interpreti ed Esecutori).
La piattaforma digitale della cultura, quella definita “Netflix della cultura” dallo stesso Franceshini in Parlamento, viene istituita con lo stanziamento di 10 milioni di Euro, ma si presenta più come una piattaforma della rappresentazione dal vivo (musicale o teatrale), che della cultura in senso ampio: lo stesso Ministro in conferenza stampa non ha accennato ad altri aspetti.
Per tutte le imprese culturali e gli autonomi del settore con ricavi fino a 250 milioni di Euro è prevista l’esenzione del pagamento del saldo IRAP 2019 e dell’acconto per la medesima imposta riferita al 2020; senza distinzioni, invece, la sospensione dei versamenti previdenziali, assicurativi e fiscali fino al 16 settembre.
Un fondo di 210 milioni di Euro è stato istituito cumulativamente per: il settore dell’editoria, degli eventi annullati a causa della pandemia (congressi, fiere e mostre) e per i musei, esclusi quelli che fanno parte del circuito MiBACT; questi ultimi, infatti, vedono stanziato un fondo apposito di 100 milioni di Euro.
Oltre a un’estensione dell'”Art Bonus” a circhi, spettacoli itineranti, cori e società concertistice, accompagnata dalla possibilità da parte dei beneficiari di richiedere l’anticipo sull’erogazione del 5×1000, è stato istituito uno specifico fondo dal 100 milioni di Euro per la promozione degli investimenti sul patrimonio, chiamato “Fondo Cultura”, che vedrà coinvolta la Cassa Depositi e Prestiti e prevede la partecipazione anche dei privati.
Un insieme di iniziative nel complesso positive che, se da un lato vedono finalmente riconosciuti e tutelati dei settori, dall’altro ne vedono diversi ancora fortemente esclusi e penalizzati, come ad esempio quello delle arti visive che, tolti i musei, sono coinvolti in queste misure solo quando previste per l’intera “platea” del settore culturale. Misure specifiche per chi produce (artisti oltre che critici e curatori che non hanno nemmeno un riconoscimento professionale ufficale), per chi commercializza, per chi divulga e valorizza al di fuori dei canali museali e fieristici, sicuramente avrebbero dato respiro a un ampio tessuto che produce cultura e reddito con ricadute dirette sul settore e indirette sia in termini sociali che economici.
L’iter non è ancora concluso e le maglie potranno ancora allargarsi tanto da consentire a qualche escluso di accedere a taluni benefici, ma l’emeregenza non deve distogliere da una riflessione necessaria per riformare e adattare la burocrazia ad un settore che ha avuto un’evoluzione e una crescita che non potrà restare nell’ombra ancora per molto.