L’Arte è frutto della società in cui nasce; l’artista che la crea è immerso in un determinato contesto che ne influenza la personale indole, dando vita ad un gioco in cui il condizionante viene a sua volta condizionato, stabilendo un equilibrio in costante evoluzione.
La società è frutto dell’interazione dei singoli che nell’insieme del loro agire, pensare e stabilire regole danno vita a questo tutt’uno che “vincola” l’individuo, ma che a sua volta è via via modificato e ridiscusso dallo stesso; il tutto poggia sulle basi create da quanto avvenuto in passato, da sedimentazioni che si succedono nel tempo e danno vita, di volta in volta, ad una nuova base da cui partire. Allo stesso modo l’Arte procede lungo la linea del tempo modificandosi e ridiscutendosi in un continuum evolutivo che prende il via da quanto appreso e fatto in passato per progredire magmaticamente grazie all’azione degli artisti che sono, a loro volta, “indirizzati” da ciò che loro stessi hanno “plasmato”. La forza del singolo, spesso, è misurabile con quanto esso riesca a guidare, piuttosto che essere guidato dal presente, o immobile e legato al passato. Giovanni Bonardi è l’esempio di artista che, fondata la propria esperienza sulle solide basi del passato, è pienamente inserito nel presente, capace di muoversi autonomamente nel proprio contesto distinguendosi con chiarezza dai flussi più diffusi.
La sua opera è facilmente riconoscibile ai fruitori, non, come avviene per alcuni artisti, per un ripetersi quasi meccanico di motivi e figure, ma per quel suo inconfondibile agire artistico che lo porta a creare opere estremamente delicate, caratterizzate da una leggerezza dei tratti, siano esse opere bi o tri-dimensionali, che esplicitano un’eleganza eterea delle figure che fanno mostra di sé.
La grande padronanza tecnica si affianca a un indiscutibile gusto estetico che si accompagna ad uno spiccato e vivace interesse per le proprie radici artistiche, testimoniato dalla sua affermazione come restauratore oltre che, naturalmente, a quella di artista. L’amore per le tele, per gli affreschi, per tutta quella ricchezza che giunge dal passato ha portato Bonardi a farne il suo oggetto di studio, non solo con il fine di preservare tale patrimonio di inestimabile valore, ma anche per coglierne l’essenza e carpire i più piccoli dettagli per poter rielaborare un proprio linguaggio che non si distacchi dalle proprie radici, ma che sia espressione personale di un uomo, come Bonardi, che vive ed è inserito nel suo tempo. La sua arte non è legata al passato, ma parte da quello, imprescindibile e solido appoggio culturale, per creare un linguaggio evocativo e poetico che può permettersi, grazie alle sue caratteristiche, di toccare i temi più profondi e delicati dell’animo umano, fino ai misteri che partono dalla mitologia antica e caratterizzano la fede cristiana.
I suoi cicli di opere (bronzi, terrecotte, tecniche miste presentate su differenti supporti) creano e proseguono un percorso solido e affermato dell’artista piemontese che è riuscito a misurarsi con i grandi maestri del passato, le cui opere preserva dall’inesorabile scorrere del tempo, senza cadere nella facile tentazione di emulare, ma portando la propria esperienza a un nuovo livello comunicativo, che è moderno, attuale e privo di ogni nostalgia per ciò che fu.
Rapidità e immediatezza mantengono intatti i principi e le impressioni, senza falsarne o forzarne gli aspetti e la materia così elaborata compone uno spazio con tagli di luce di concezione moderna, attraverso le superfici e i profili morfologicamente irregolari, mutanti e sottomessi al punto di osservazione. La luce, che la materia terra assorbe e le concede forza tra gli intervalli dei corpi, nei dipinti entra con tutta la sua potenza, abbaglia, produce l’effetto del controluce e rinnova, con altre cifre, l’intensità misterica.
La memoria dei tempi è ciò che ci fa capire a che punto ci troviamo e ci dà i mezzi per proseguire sulla via che intendiamo percorrere, tracciandola e modellandola.