Il suono del becco del picchio


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Antonio Rovaldi (Parma, 1975) porta a Bergamo la mostra “Il suono del becco del picchio”, allestita fino al 17 maggio negli spazi dell’Accademia Carrara di Bergamo, che rappresenta il secondo capitolo del progetto “End. Words from the Margins, New York City”, promosso dalla GAMeC in partnership con l’Università di Harvard (Graduate School of Design), il Kunstmuseum di San Gallo e Magazzino Italian Art di Cold Spring (NY), con cui l’artista ha vinto la quinta edizione dell’Italian Council, il programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

© Antonio Rovaldi: November 27, 2017 – Inside Fairview Park | Stampa analogica ai sali d’argento su carta baritata Cm 50 x 60. Realizzata grazie al sostegno di Italian Council (2019)

La mostra è realizzata a cura di Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, insieme a Steven Handel, Visiting Professor di Ecologia alla Graduate School of Design di Harvard e Francesca Benedetto, Design Critic, la mostra, così come l’intero progetto, costituisce un elogio del cammino, dell’attraversamento fisico degli spazi più marginali, e si fonda sull’idea che proprio da questi confini, non solo geografici, ma anche politici e antropologici, possa svilupparsi una rinascita consapevole della società.

Il progetto presenta la metropoli più iconica al mondo dal punto di vista delle sue periferie e dei bordi estremi dei suoi cinque boroughs: Manhattan, Brooklyn, Queens, The Bronx, Staten Island, lungo i quali Rovaldi ha camminato, e restituisce l’esperienza dell’artista in una serie fotografica capace di rappresentarne la complessità.

Nella sua ricerca, Rovaldi ha affrontato temi come il verde nelle periferie in relazione all’espansione urbanistica, i detriti urbani, il legame tra fotografia e produzione letteraria, e ancora la fotografia come romanzo visivo che si costruisce intorno alla città. Da questa esperienza è nata una serie di immagini in grado di presentare una New York periferica e meno conosciuta,con le sue vaste lagune in prossimità dell’oceano, svincoli autostradali e zone incolte e non facilmente accessibili. Oltre alle cinquanta fotografie in bianco e nero in stampa analogica che occupano le pareti dello spazio espositivo, la mostra presenta alcune mappe geografiche realizzate dall’architetto paesaggista Francesca Benedetto che mostrano le trasformazioni urbanistiche, geografiche e meteorologiche della città, accanto a un’installazione sonora e a due sculture in bronzo realizzate appositamente per la mostra.

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