Jim Dine. Antologica


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Al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale a Roma, fino al 2 giugno prossimo è allestita una mostra antologica dedicata a Jim Dine (Cincinnati, USA, 1935), realizzata a cura di Daniela Lancioni in stretta collaborazione con l’artista.

La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale ed è ideata e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo con gli Sponsor tecnici Trenitalia, Coopculture, Krumiri Rossi; partner Alitalia.

Jim Dine – Putney Winter Heart (Crazy Leon), 1971-1972 – Musée d’art moderne et contemporain de Saint-Étienne Métropole ©Y. Bresson/MAMC+

In mostra sono esposte oltre 60 opere, datate dal 1959 al 2016, provenienti da collezioni pubbliche e private, europee e americane. Un esaustivo apparato iconografico che restituisce la memoria visiva dei celebri happening raccontati in mostra dalla voce dello stesso Jim Dine.

Un esaustivo apparato iconografico restituisce la memoria visiva dei celebri happening, raccontati in mostra dalla voce dello stesso Jim Dine e una selezione di video interviste, permette di familiarizzare con la figura dell’artista.

Nonostante la sua popolarità, Jim Dine rimane un artista difficilmente catalogabile in virtù soprattutto della sua volontà d’indipendenza e del suo rifiuto a identificarsi nelle categorie della critica, della storia dell’arte e del mercato. Sono esemplari l’autonomia e la libertà con le quali da sempre si rapporta al panorama dei valori accertati. Lo dimostrano le sue vicende biografiche e i suoi lavori tenacemente aderenti alle esperienze vissute.

Un nucleo importante della mostra è costituito dalle opere che Jim Dine ha donato nel 2017 al Musée national d’art moderne, Centre George Pompidou di Parigi e che l’istituzione francese ha reso generosamente disponibili per quest’occasione.

Cospicui sono i prestiti delle opere storiche provenienti da collezioni europee, private e pubbliche, tra queste ultime il Museo di Ca’ Pesaro Venezia e il MART, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (entrambi questi musei prestano opere della collezione Sonnabend), il Louisiana Museum of Modern Art a Humlebaek in Danimarca, il Kunstmuseum Liechtenstein a Vaduz. Una selezione di opere viene dagli Stati Uniti, tra cui i due celebri dipinti degli anni Sessanta A Black Shovel. Number 2 (1962) e Long Island Landscape (1963), appartenenti alle collezioni del Whitney Museum di New York. Dalle collezioni americane arrivano anche Shoe del 1961 e The Studio (Landscape Painting) del 1963, presentati entrambi dall’artista alla Biennale di Venezia del 1964.

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