Trieste, a partire da Palazzo Costanzi e poi su tutto il territorio urbano, si colora fino al 1 marzo con i colori delle opere di Elisa Vladilo, collocate a cura di Alessandra Pioselli per la mostra promossa da Trieste Contemporanea e realizzata in collaborazione con il Comune di Trieste con il supporto della Fondazione Kathleen Foreman Casali.
Questa mostra per la prima volta ripercorre i venticinque anni di lavoro
artistico di Elisa Vladilo, attraverso una selezione dei progetti realizzati in
luoghi pubblici e ambienti naturali in Italia, Austria, Croazia, Slovenia, Gran
Bretagna e Mongolia dal 1995 al 2019.
Fin dagli esordi, già dalla metà degli anni Novanta, il colore costituisce il
segno distintivo della ricerca di Elisa Vladilo che interviene nel paesaggio,
in spazi urbani e ambienti interni, privilegiando il colore puro e tonalità
accese di rosa, giallo, arancio, verde e azzurro. L’artista ha definito una
personale gamma cromatica per alterare o enfatizzare le qualità e i significati
dello spazio, modificandone la percezione e l’uso. Con i suoi interventi punta
a coinvolgere il corpo oltre che la vista, integrando nei suoi progetti alcuni
elementi sonori (ad es. Summertime, Trieste
2010 o The Sound of Colors, Celje, Slovenia
2010). La natura collaborativa dei progetti è un ulteriore aspetto del percorso
dell’artista che ha spesso reso complici persone e abitanti nel processo di
appropriazione immaginifica dei luoghi (ad es. Prendo il paesaggio
e lo porto con me, Nervesa della Battaglia, 2011; Nel
blu dipinto di blu, Trieste, 2013; Melting Street,
Pola, Croazia, 2013), giungendo con Rima d’origine (Trieste
2013, Cambridge, 2014) a mettere in gioco il tema della cittadinanza culturale.
Attraverso lo studio del rapporto tra spazio, corpo e colore, Elisa Vladilo
riflette sul destino degli spazi comuni, la loro identità, gli usi e le
relazioni.