Le “Dimensioni infinite” di Michelangelo Penso sono esposte alla CAMeC di La Spezia fino al 22 marzo 2020, in una mostra curata da Leo Lecci e promossa dal Centro Arte Moderna e Contemporanea, con la collaborazione con l’Università degli Studi di Genova, DIRAAS, Dipartimento di Italianistica, Romanistica, Antichistica, Arti e Spettacolo e con l’AdAC, Archivio d’Arte Contemporanea, che ha proposto Michelangelo Penso come rappresentante delle esperienze artistiche condotte negli anni Novanta, nell’ambito di un corso monografico dedicato all’ultima decade del secolo scorso. La sua ricerca è inoltre indagata attraverso un workshop rivolto agli studenti dell’ateneo genovese che si terrà presso la sede del CAMeC nel corso della mostra.
Michelangelo Penso (Venezia, 1964), che da diversi anni lavora a livello internazionale indagando le possibili connessioni tra ricerca scientifica e artistica, alla Spezia presenta un progetto espositivo concepito e realizzato appositamente per il museo e i suoi spazi.
Nelle sale del primo piano del CAMeC sono allestite tre grandi installazioni accompagnate da diverse opere a parete che ne attestano la lunga ed elaborata genesi; installazioni pensate per dare forma plastica e visibile a dimensioni infinite, ossia a quei mondi poco conosciuti, esplorati quasi esclusivamente nell’ambito della ricerca scientifica: l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo.
“Cronòtopo”, concepita all’inizio del 2019 e qui
presentata in un nuovo allestimento, è un’istallazione a pavimento che
configura, attraverso un algoritmo, l’assetto dei pianeti del sistema solare,
riproducendo le frequenze da essi generate. “Pelagibacter” (2019) e “Roseobacter”
(2019) sono installazioni site e contest specific, create cioè appositamente
per gli spazi del CAMeC e ispirate allo studio scientifico dei batteri marini:
grandi strutture, costituite da cinghie industriali sospese nello spazio del
museo creano forme, in scala 20.000.000:1, ispirate a microrganismi scoperti la
fine del XX e l’inizio del XXI secolo, fondamentali per stabilizzare la
temperatura del nostro pianeta.
Questa mostra rappresenta un ideale ponte tra passato e presente, ma anche tra
presente e futuro, considerando quanto il lavoro di Penso sia strettamente
legato all’impatto che le scoperte scientifiche hanno e avranno sulla nostra
esistenza, oggi e domani.