L’ombra che sarà. Carlo Calzolari


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A Castelnovo Monti (RE), nelle Scuderie di Palazzo Ducale, fino al 24 novembre è aperta la mostra personale dedicata all’artista emiliano Carlo Calzolari, curata da Sandro Parmiggiani.

La mostra ripercorre una lunga e prolifica carriera artistica di Calzolari, nato a Parma nel 1944. Sin dagli anni in cui studia Architettura a Milano, denota nelle sue opere un primo interesse per l’arte astratta e programmata, il cui aspetto progettuale era del resto vicino ai suoi studi, anche se è pur sempre la figura in chiave espressionista ad affascinarlo maggiormente. Agli anni dell’Università risale la sua esperienza di scenografo presso il Teatro universitario di Parma.

Carlo Calzolari, Trasparenze, 2003, resina e acrilico, cm 80×80

Trasferitosi nel 1972 a Reggio Emilia, inizia un sempre maggior stravolgimento della figura per passare successivamente a un recupero del segno e una più complessa composizione spaziale del quadro, che gradualmente diventa assemblage, su carta trasparente, plexiglass o ferro. Nelle sue opere attuali, prosegue la ricerca sui materiali trasparenti, fondandosi su un sentimento lirico che tutto affida alle forme elementari, ai segni, ai trasferimenti, alle ombre e alle luci per rappresentare l’inafferrabile.

Introducendo la mostra, Parmiggiani afferma: “Molti sono gli indizi che possono indurci a ritenere che, nella sua opera, e nella sua stessa vita, Carlo Calzolari abbia sentito il fascino dell’ombra, là dove comunque spira inesausto un anelito alla luce, quasi lui fosse animato da una tensione a nascondersi, a stare dietro le quinte. Persona di prolungati, intermittenti silenzi e di scarne parole, e di una costante, vigile capacità di ascolto, Carlo sembra avere privilegiato, nel suo fare artistico, ciò che ai più può passare inosservato: il palpito dello svolgersi di un segno errante; la rivelazione degli intimi recessi, dei segreti del corpo di un materiale, anche quando lui gli fa assumere le sembianze di una forma allusiva alla geometria; l’apparizione di configurazioni, più o meno distorte, in forma d’ombra, proiettate su uno schermo da una luce che investe ciò che se ne sta davanti ad esso; i rapporti tra strutture che si vanno aggregando sulla superficie dell’opera…. L’opera di Calzolari si dispiega, negli ultimi trentacinque anni – come la mostra e il catalogo evidenziano –, all’insegna di tre motivi di fondo che, interagendo tra di loro, ne rafforzano reciprocamente le singole, originarie valenze: lo sguardo proprio dell’infanzia, capace di stupirsi di fronte alla scoperta di ogni più piccolo e recondito aspetto del mondo; il fascino che emanano un segno, un materiale, una forma geometrica, se li si sa guardare con occhi sgombri; il rapporto simbiotico tra luce e ombra, con qualche suggestione derivante dal teatro delle ombre cinesi”.

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