Sophie Ko. Geografie temporali


Stampa

Sophie Ko è stata l’artista selezionata da MUVE per Art Verona 2018 con il supporto della Galleria De Foscherari di Bologna e la mostra a Ca’ Pesaro di Venezia, aperta fino al 15 dicembre 2019, è il risultato della scelta. La mostra è realizzata a cura di Elisabetta Barisoni, Responsabile di Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Fondazione Musei Civici di Venezia e l’idea di questo progetto si basa sul dialogo di una geografia temporale con “Il pensatore” di Rodin.

Un’opera di Sophie Ko a Ca’ Pesaro accanto al Pensatore di Auguste Rodin

Le geografie temporali di Sophie Ko, artista georgiana nata a Tbilisi nel 1981 e residente a Milano, si presentano come scatole bidimensionali in cui è compressa la materia, il pigmento puro utilizzato in cromie diverse, dal verde al rosa, all’azzurro, fino al nero intenso, squarciato talvolta da inserti di rosso e blu elettrico. In tutte le opere di Ko non c’è solo un tempo intimo, individuale, ma anche il tempo della Storia: i pigmenti in polvere sono in alcuni casi la cenere prodotta dalla distruzione di immagini di opere dei maestri antichi, in altri casi reperti naturali che provengono dal mondo che attraversiamo e che resterà, cenere che ritorna cenere, anche dopo il nostro passaggio. Nelle opere di Ko, storia, memoria e passato si legano a doppio nodo con il tempo presente e il continuo scorrere delle cose: il colore si muove e si sposta, l’opera si trasforma seguendo una casualità fisica, carica di magia, non restando mai uguale a se stessa. I tagli prospettici e le cadute del pigmento, i distacchi accidentali e gli infiniti modi in cui la materia si organizza, rendono quella di Ko un’opera da godere e vivere con tempi lunghi e da seguire, a più riprese, nel corso della sua perpetua mutazione.

Così la magia della materia ha suggerito il confronto, il dialogo, la vicinanza all’opera di uno dei maestri della scultura moderna, Auguste Rodin. Come l’uomo senza tempo si accascia pensoso sul corpo massiccio, nudo e virile, così la cenere e il pigmento di Sophie Ko “implodono”, si accasciano, si consumano. Ko sente una forte affinità tra le geografie temporali e l’uomo senza tempo rappresentato dal Pensatore che, per lei, non è solo simbolo dell’eternità, ma è anche immagine di un uomo che ha finito il tempo a disposizione, un uomo che, mentre osserva da vicino il proprio passato, capisce che la Storia è già trascorsa, che tutto è già andato e forse lui non se n’è nemmeno accorto.

Share Button