A Palazzo Roverella di Rovigo, fino al 26 gennaio 2020, è esposta una mostra dedicata all’arte decorativa giapponese e all’influenza che essa ebbe sul finire del XIX secolo e che diede una notevole scossa all’intera Arte europea.
La mostra, curata da Francesco Parisi, è promossa e realizzata in collaborazione tra Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi e si rivela un originale mappando delle tendenze giapponiste dell’Europa tra Ottocento e Novecento: dalla Germania all’Olanda, al Belgio, dalla Francia all’Austria, alla Boemia, fino all’Italia.
Tale
racconto si sviluppa in quattro ampie sezioni che affianca originali e
derivati, ovvero opere scelte fra quelle che giungendo dal Giappone divamparono
a oggetto di passioni e di studi in Europa, accanto alle opere che di questi
“reperti” evidenziano la profonda influenza.
Pittura e grafica, ma anche architettura, arti applicate, illustrazione,
manifesti, arredi, ecc., a dar conto, per la prima volta in modo organico, di
quanto capillarmente e profondamente quel Giapponismo sia entrato nel corpo
della vecchia Europa.
Quattro
sezioni, quante furono le grandi Esposizioni Universali che in quei decenni
contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare ed
amplificare il nuovo che giungeva da così lontano, da quel luogo misterioso e
magico.
Così, accanto ai capolavori di Gauguin, Touluse Lautrec, Van Gogh, Klimt, Kolo
Moser, James Ensor, Alphonse Mucha sono esposte opere che mostrano tendenze
giapponiste degli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser;
degli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo
Balla, Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti; i
francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé; i belgi
Fernand Khnopff e Henry Van De Velde.
Questa
influenza si percepì in particolare nella tendenza a propendere verso nuove e
più essenziali norme compositive fatte di sintesi e colori luminosi.
La svolta avvenne quando, all’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento cominciarono
a diffondersi in Europa, e principalmente in Francia, ceramiche, stampe, ed
arredi da giardino dall’Impero del Sol Levante. Le prime xilografie si
diffusero dapprima grazie al commercio di vasi e ceramiche, con cui questi
venivano “avvolti” e “impacchettati”. I preziosi fogli erano spesso i celebri
manga di Hokusai o altre brillantissime stampe di Utamaro e Hiroshige che tanta
influenza ebbero sugli Impressionisti, sui Nabis, fino alle Secessioni di
Vienna e Monaco per concludere il loro ascendente con i bagliori della Grade
Guerra trasformandosi in un più generico culto dell’oriente nel corso degli
anni 20 e 30 del Novecento.
La moda giapponista, esplosa attorno al 1860 e destinata a durare almeno un
altro cinquantennio coinvolse dapprima la ricca borghesia internazionale, ma
soprattutto due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e
architetti, trovando via via sempre più forza con l’innesto della nascente
cultura e Liberty e modernista.