Lo Spazio come Condizione. Mario De Luigi e Fernando Garbellotto


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Inaugurata lo scorso sabato 24 agosto, rimarrà aperta fino al 30 settembre la mostra “Lo Spazio come Condizione” allestita al Museo Bailo e Ca’ Robegan di Treviso dedicata all’artista spazialista Mario Deluigi (Treviso, 1901 – Venezia, 1978) a quarant’anni dalla sua morte.

Compongono la mostra cinquanta opere di De Luigi più alcuni lavori di un altro artista veneto Fernando Garbellotto (Portogruaro, VE, 1955), noto soprattutto per le sue “Reti frattali”, le cui opere sono esposte a Casa Robegan. La mostra, promossa da Duilio Dal Fabbro con il sostegno di Arper antigallery, è organizzata dal Comune di Treviso e dalla Pro Loco di Cappella Maggiore ed è curata da Dino Marangon e Giovanni Bianchi.

Fernando Garbellotto, Rete Frattale, 2014, tela dipinta, tagliata e annodata, 65×65

Sono qui esposte opere tra le più importanti dell’artista capostipite dello Spazialismo firmatario, con Lucio Fontana, dei primi manifesti del movimento pittorico degli anni Cinquanta.

Sono presenti i “Grattages”: lavori realizzati da De Luigi con piccolissime incisioni e definiti con una nuova grammatica del segno da lui concepita dall’inizio degli anni Cinquanta fino al 1978. Essi sono caratterizzati da una tecnica originalissima e personale, oltreché dalla discrezione spaziale dei temi del vuoto e della luce.

Con questa mostra si intende inoltre analizzare e riconoscere le intuizioni del maestro Deluigi in materia di primato della “forma” sulla materia, intesa come schema, progetto, processo, nonché i possibili riferimenti anticipatori delle allora recentissime scoperte della fisica quantistica.

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