Dura fino al 1 settembre, la mostra antologica dedicata a Franco Cardinali (1926-1985) “Inquietudine necessaria” allestita nel Palazzo delle Paure di Lecco, realizzata a cura di Raffaella Resch, organizzata dal Comune di Lecco, Sistema Museale Urbano Lecchese, dalla Camera di Commercio di Como-Lecco e dall’Associazione Culturale Franco Cardinali, con il patrocinio del Comune di Chiusi della Verna e del Club per l’UNESCO di Aquileia e le opere appartengono ad importanti istituzioni pubbliche e collezioni private in Italia, Europa e Stati Uniti.
La mostra è composta da una quarantina di opere, che vanno dai lavori della metà degli anni ’50 fino alle grandi enigmatiche tele degli ultimi anni, precedenti la sua morte.
Il percorso espositivo segue uno sviluppo cronologico e tematico, che illustra fasi diverse tra loro, cambiamenti decisi, intuizioni ardite e un segno sempre preciso e netto, dalla fortissima personalità. Le opere a cavallo degli anni ’50 e ’60, presentano superfici spesse, composite e vissute, trattate con interventi profondi, lacerature o crateri, immaginando che sul “corpo” della pittura si possano scatenare gli elementi: il fuoco possa incenerire, l’acqua possa dilavare, l’aria possa sollevare nuvole di polvere iridescente.
In corrispondenza a questo processo materico si assiste ad una semplificazione delle immagini che tende fortemente all’astrattismo e richiama un simbolismo privato dell’artista come cerchi, onde sinusoidali, croci. Anche la dimensione delle tele aumenta, così come il loro peso: sono come “nuovi dolmen” di un tempio che Cardinali sta dedicando alla sua arte inquieta, che sembra pretendere una redenzione o un sacrificio.
Questa antologica mette in luce la poetica di un artista le cui opere appartengono ad importanti istituzioni pubbliche e collezioni private in Italia, Europa e Stati Uniti.
Arricchisce l’esposizione un esaustivo catalogo in edizione italiana e inglese pubblicato da Scalpendi Editore, con tutte le opere in mostra oltre a una ricca selezione della produzione dell’artista, con introduzione e testo critico di Raffaella Resch e una testimonianza dell’amico Benito Boschetto.