Era molto introspettivo Franco Costalonga e, per questo, da dietro i suoi occhiali e il sorriso nascosto dai suoi baffoni, al primo incontro poteva apparire un po’ burbero, ma bastava guardarlo negli occhi per cogliere una dolcezza infinita, un animo gentile, un pensiero profondo.
Era nato a Venezia nel 1933. Se n’è andato, in silenzio come ha vissuto e lontano dai clamori, la sera di mercoledì 19 scorso, lasciando in tutti noi un grande dolore.
Tuttavia la sua immagine ci appare sorridente e serena, con in braccio il suo micione, che un po’ gli assomigliava, un po’ sornione, attento, furbo, sicuro, sempre nel suo studio accanto alle sue opere, manifestando lui la stessa luce che aveva donato alle sue creature.
Franco ha avuto una vita intensa e una produzione artistica copiosa, in tutte le epoche del suo percorso, anche nelle attività espositive per le quali abbiamo spesso collaborato nella ideazione e realizzazione, nei migliori spazi pubblici su tutto il territorio italiano ed europeo.
Abbiamo viaggiato con lui e le sue opere da Milano a Cosenza, da Torino a Lubiana, Zagabria, Praga, ma ci aveva stupiti un suo desiderio: quello di non esporre le sue opere alla Biblioteca Marciana di Venezia, nonostante che per quell’istituzione avesse in passato restaurato i mappamondi. Forse per una sorta di rispetto reverenziale per quelle stanze.
Esponente di spicco dell’arte cinetica, aveva un suo modo personale di studiare e concretizzare le teorie della virtualità delle forme e del movimento, quindi l’instabilità dei contorni dei soggetti e degli spazi, ma sempre in primo piano la luce e la sua variabilità, da egli stuzzicata con materiali che modellava all’occorrenza. Agli inizi della sua carriera aveva solidarizzato con Bruno Munari e tutti gli allora giovani artisti, specialmente veneti, che si dedicavano a quelle stesse ricerche e successivamente aveva continuato a lavorare in solitudine.
Il nostro ricordo, ora, tende maggiormente a pensare Franco Costalonga nell’aspetto umano e guarda anche i momenti felici di allegria che sapeva dare a chi gli era vicino, quando dava l’impressione che volesse giocare come faceva con le sue stesse opere, sempre pronto a cogliere il punto da stimolare per ottenere una reazione di vita. La sua compagnia è stata in ogni occasione una presenza sicura, serena, allegra.
Addio Franco, ti troveremo sempre nella luce che tu stesso hai creato nelle tue opere.