Alla Pinacoteca Civica di Como, fino al 24 novembre, è esposta la mostra “Mario Radice: il pittore e gli architetti. La collaborazione con Cesare Cattaneo, Giuseppe Terragni, Ico Parisi”, realizzata a cura di Roberta Lietti.
Il percorso espositivo,
suddiviso in tre sezioni, indaga l’ampio lavoro pittorico e plastico di Mario
Radice (Como, 1898-1987), tra le figure più complesse nel panorama del primo
astrattismo italiano e progettista, teorico, critico d’arte, curatore di mostre
e saggista, mirando soprattutto a ricostruire ciò che della sua arte è andato
perso. La sua prolifica attività non si limita, infatti, alla produzione
pittorica, ma si arricchisce di nuove esperienze progettuali, soprattutto
attraverso la collaborazione con gli amici architetti, tra cui Giuseppe
Terragni, Cesare Cattaneo e Ico Parisi.
Con questa mostra viene messo in luce per la prima volta il lavoro sinergico
tra Radice e i tre architetti comaschi, espressione delle tre arti scultura,
architettura e pittura, anche grazie all’allestimento progettato da Paolo
Brambilla, nel quale le opere trovano un chiaro riferimento in immagini
fotografiche d’epoca, plastici, scritti, disegni preparatori e studi su carta,
tra cui molti inediti, conservati presso gli archivi della Pinacoteca di Como,
in gran parte provenienti dal Fondo Mario Radice donato al Comune dagli eredi,
che approfondiscono il rapporto ideativo, progettuale e di collaborazione dei
protagonisti.
La prima sezione è dedicata al rapporto tra Mario Radice e Cesare Cattaneo,
concentrandosi principalmente su uno dei lavori più significativi di tale
sinergia artistica e progettuale: la Fontana di Camerlata, concepita tra il
1934 e il 1935 per il piazzale di Camerlata di Como, da cui prende il nome,
viene realizzata l’anno successivo in occasione della VI Triennale di Milano;
demolita al termine dell’esposizione nel 1937, verrà ricostruita a Como
soltanto nel 1960.
Nella seconda sezione viene affrontato il rapporto
tra Radice e Giuseppe Terragni, in particolare attraverso due grandi lavori
corali. Il primo è la Casa sul lago per artista presentata alla V Triennale di
Milano del 1933, di cui viene proposta una gigantografia dell’interno dello
studio atta a fondale per la ricostruzione dell’ambiente, in merito al quale
viene esposto lo sgabello originale Columbus in legno e tubolare di ferro
cromato, a cui è accostato il bozzetto a grandezza naturale dell’affresco Nudo
di Donna, uno dei due grandi affreschi realizzati da Radice per tale
spazio.
Il secondo lavoro è la Casa del Fascio di Como, per la quale Radice aveva
realizzato tra il 1932 e il 1936 due grandi bassorilievi per la Sala del Direttorio
al primo piano e otto affreschi nel Salone delle Adunate al piano terra. Sono
inoltre presenti due studi su carta, un olio su tela e altre opere su carta
riconducibili ai motivi dei pannelli della Casa; a questi lavori si aggiunge il
grande disegno progettuale del lampadario realizzato da Radice. Completano la
sezione espositiva numerose immagini fotografiche d’epoca.
La terza sezione è dedicata al rapporto tra Radice e Ico Parisi, con i bozzetti
a colori degli affreschi di Casa Carcano a Maslianico e di Casa Notari a Fino
Mornasco, lavori realizzati tra il 1946 e il 1950 entrambi andati distrutti,
oltre a una gigantografia di Radice al lavoro e fotografie originali.
Fulcro dell’ultima sezione della mostra la proiezione in scala 1:1 di uno dei
mosaici realizzati da Radice per la facciata di Casa Bini a Monteolimpino,
villa progettata da Parisi ed edificata tra il 1952 e il ‘53.
Accompagna l’esposizione un approfondito catalogo bilingue, in italiano e
inglese, edito da Silvana Editoriale, con contributi critici di Roberta Lietti,
Roberto Dulio e Stefano Andrea Poli.