Una mostra dedicata al lavoro del fotografo Emiliano Mancuso (Roma, 1971), scomparso prematuramente lo scorso anno, è allestita al Museo di Roma in Trastevere fino al 6 ottobre prossimo.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla
Crescita culturale -Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è prodotta e
organizzata da Officine Fotografiche con Zona, PCM Studio, Postcart edizioni in
accordo con la famiglia di Emiliano Mancuso, ed è realizzata con il supporto di
Digital Imaging partner di Canon.
La mostra è a cura di Renata Ferri che ha
selezionato quattro differenti corpi di lavoro realizzati lungo l’arco di
quindici anni in cui emerge un’umanità dolente, un’Italia ferita alla costante
ricerca della sua identità in un perenne oscillare tra la conferma dello
stereotipo e la cartolina malinconica.
Emiliano Mancuso ha usato tecniche e linguaggi diversi: bianco e nero, colore,
immagini digitali o analogiche. E le polaroid, importanti poiché nella loro
immediatezza accompagnano il passaggio dell’autore dall’immagine fissa a quella
in movimento che lo porterà, nell’ultima parte della sua vita, a essere
regista. Senza abbandonare il suo terreno d’indagine, semmai amplificandolo
grazie all’audio e al video, Emiliano Mancuso traccia un paese intessuto di
microstorie, di esperienze che ci appaiono nude nella loro sincerità.
In mostra saranno esposti i principali lavori di Emiliano Mancuso come, ad
esempio “Terre di Sud” (2003-2008): un progetto fotografico sul
Mezzogiorno che, nell’epoca della globalizzazione, si trova ancora a fare i
conti con i vecchi termini della “questione meridionale”; “Stato d’Italia”
(2008-2011): un viaggio lungo tre anni attraverso l’Italia, alla ricerca di
storie, cronache e volti della crisi economica e sociale: gli sbarchi di
Lampedusa, Rosarno e la rivolta dei braccianti africani, i ragazzi di Taranto
assediati dai fumi delle acciaierie Ilva; “Il Diario di Felix” (2016): è un
lavoro realizzato a Casa Felix, la casa famiglia di Roma dove vengono ospitati
sia minori del circuito penale che scontano misure alternative al carcere, sia
minori civili. “Il Diario di Felix” racconta l’ultimo anno di permanenza
all’interno della struttura di un gruppo di otto ragazzi; “Le Cicale” (2018,
co-regia di Federico Romano): è un viaggio intimo della vita di quattro
persone, già andate in pensione o in procinto di andarci, e il loro
barcamenarsi per riuscire ad avere delle condizioni di vita dignitose
nonostante una vita di lavoro.
In totale sono esposte circa 150 fotografie e i differenti capitoli in cui essa
è suddivisa sono introdotto dai testi di Lucia Annunziata, Domenico Starnone e
di Mimmo Lombezzi, oltre che della curatrice Renata Ferri.