Il “Duello” stabilito tra la scultura “Susanna” di Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947) realizzata attorno al 1935 e le opere di Davide Balliano (Torino, 1983) al Museo del Novecento di Milano fino al 12 settembre, si sviluppa attorno al tema dell’attesa ed è curata in via eccezionale dal direttore artistico dello stesso Museo, Sergio Risaliti.
Nel suo sapore arcaico l’opera colpisce, secondo Balliano, nel profondo per le sue fattezze quasi primitive, ma allo stesso tempo accarezza l’animo con una dolcezza infinita, in perfetta sincronia con il suo nome: Susanna, Giglio, simbolo di purezza. Le opere che Davide Balliano schiera a duello con Arturo Martini sono un corpus di lavori inediti, sette pitture e una scultura, insieme ad una serie di fotografie che testimoniano performance realizzate in passato.
In dialogo con la Susanna di Martini, l’artista espone una nuova scultura realizzata in acciaio specchiante, cava come un cilindro o un recipiente tagliato a metà. Tutta la ricerca di Balliano opera sulla sottile linea di demarcazione tra scultura e pittura, affrontando temi esistenziali e attuali, come l’identità dell’uomo nell’età della tecnica e il suo rapporto con il sublime, attraverso un linguaggio austero e minimale costruito attorno a geometrie astratte in forte dialogo con l’architettura.
Il giovane artista italiano che vive oramai da dodici a New York si è affermato in mostre internazionali grazie a un lavoro che spazia dalla performance alla fotografia, dalla scultura alla pittura e, del suo lavoro, dice: “…le mie composizioni, sempre basate su una sobria assonanza di pochi elementi, spesso stratificati ma mai in prospettiva, ora sono animate da una vibrazione costante. Un battito cardiaco, un movimento ripetitivo e rigenerante in cui ogni elemento è simile ma diverso. Come i minuti tutti uguali passati ad aspettare, a capire e pensare. La scultura si è invece raffreddata, perdendo il calore organico della ceramica. …”.
Completano la mostra alcune fotografie che testimoniano tre azioni distinte parte di un unico progetto “Giving my back to the night I heard you lying to a giant”: una riflessione sul mistero dell’attesa del sonno. Un momento giornaliero in cui ci apprestiamo a rinunciare a tutto ciò che siamo, lasciando sciogliere il controllo del nostro corpo, il pensiero razionale e il principio che lega causa ed effetto, irrompendo nella follia che è dei sogni.