Sadun 100


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Al Palazzo dell’Emiciclo dell’Aquila, fino al 27 giugno è aperta al pubblico una mostra dedicata a Piero Sadun (Siena, 1919 – Roma, 1974) che intende celebrare, nel centesimo anniversario della sua nascita, un protagonista dell’arte italiana del secondo Novecento, che nei primi anni Settanta ha contribuito in maniera significativa alla promozione della cultura contemporanea nella città dell’Aquila. La mostra è curata da Marco di Capua e Francesca Franco ed è organizzata dall’Accademia di Belle Arti dell’Aquila insieme con gli Eredi dell’artista, e il sostegno della Fondazione Carispaq e fa parte di un progetto espositivo in due tappe, che proseguirà in Palazzo Pubblico, Magazzini del Sale a Siena, dal 10 luglio all’8 settembre. 

Piero Sadun-Palazzo dell’Emiciclo, L’Aquila


La mostra aquilana vuole essere l’occasione per riallacciare i fili tra il passato e il futuro della città, che nel 2019 ha visto due importanti ricorrenze della propria storia recente. Da una parte, i 10 anni dal terremoto e dall’altra, i 50 anni dalla fondazione della sua Accademia, che tutt’ora svolge sul territorio un’essenziale e qualificato ruolo didattico, artistico e culturale. 
Dal 1969 al 1974, anno della sua prematura scomparsa, Piero Sadun è stato, infatti, il direttore storico della neo-fondata Accademia di Belle Arti dell’Aquila, “prima accademia sperimentale” d’Italia: più attenta all’arte contemporanea e più recettiva verso i fermenti più interessanti emersi nel Paese dopo la contestazione studentesca del ’68. Grazie alla sua illuminata direzione, sin dai suoi esordi l’istituzione aquilana ha annoverato tra i propri docenti personaggi di primo piano della cultura del nostro tempo. 
L’esposizione raccoglie una quarantina di opere tra le più rappresentative della ricerca matura dell’artista, concentrandosi, orientativamente, sugli anni Sessanta e Settanta, coincidenti con la fase più vicina all’esperienza accademica dell’Aquila. Poiché Sadun appartiene a quella generazione di artisti che, progressivamente, si allontana dalla figurazione per fare proprio il lessico astrattista, la mostra s’incentra, in particolare, sui grandi quadri materici, dominati dall’emergenza prorompente del colore, spesso monocromatico. Le opere, selezionate per la loro storia espositiva, provengono dalle collezioni degli Eredi e da prestigiose raccolte, si ricorda in particolare, quella del Ministero degli Affari Esteri italiano e la Fondazione Scialoja. 
Un focus è dedicato all’attività di decoratore d’interni compiuta dall’artista, che ha firmato le case di importanti cantautori italiani, da Domenico Modugno a Franco Migliacci a Nada. Della cantautrice livornese, in particolare, l’Accademia ha curato il restauro di tre grandi dipinti, realizzati da Piero Sadun nel 1970. Gli studenti delle Scuole di Fotografia e Decorazione sono stati, invece, coinvolti nelle attività, rispettivamente, di documentazione per il catalogo e allestimento della mostra. 
Il catalogo è pubblicato dalla casa editrice Luoghi Interiori di Città di Castello e contiene, oltre ai saggi dei curatori e di Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, le interviste ad Achille Bonito Oliva e a Lorenza Trucchi curate da Luca Verdone, il contributo storico-critico di Anna Di Castro e una ricca antologia della critica. 

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