Ideata da Fondazione Enrico Colombotto Rosso, in collaborazione con la Città di Roddi e la Barolo & Castles Foundation, a cura di Giorgia Cassini, la mostra dedicata a Enrico Colombotto Rosso (Torino, 1925 – Casale Monferrato, AL, 2013), è allestita al Castello comunale di Roddi (CN) fino al 28 luglio prossimo.
Si tratta della più completa retrospettiva dedicata al maestro torinese poiché ricostruisce attraverso un gran numero di capolavori tutti i capisaldi della sua poliedrica ricerca artistica. Quadri famosi e insoliti, assemblaggi immaginifici e surreali, realizzati lungo un arco di tempo compreso fra il 1960 e il 2009, permettono di cogliere l’interiorità di Enrico Colombotto Rosso che all’interno delle arti figurative è stato indubbiamente un protagonista d’eccezione dotato di un talento geniale.
Con la sua innegabile e multiforme creatività, con la sua delirante e istrionesca immaginazione visiva è considerato un importante pittore surrealista amato non solo dalla critica più esigente ma anche dal grande pubblico.
L’allestimento della mostra si sviluppa attraverso sezioni cronologiche e tematiche documentando tutte le fasi della sua ricerca con opere del massimo livello.
Così commenta la curatrice Giorgia Cassini: “Enrico Colombotto Rosso è maestro ineguagliabile che domina col suo stile colto e dissacrante, caustico e magnetico, la cultura figurativa italiana è il genio creativo che dalla seconda metà del XX secolo, con forza di indagine interiore e stile incomparabile, rivela il bisogno di un’interrogazione su temi eterni: la vita, la morte. Le sue opere sono capaci di svelarci o celarci l’oscuro e il luminoso dell’inconscio. Intelligente e bello, dalla personalità eccentrica e geniale, esponente del neosurrealismo torinese, Enrico Colombotto Rosso si affermò con una pittura di forte tensione visionaria, con una sintassi pittorica fatta di pulsioni segrete, di fantasticherie ad occhi aperti, di ossessioni nascoste. La mostra, divisa in sezioni, approfondisce gli scenari artistici ed estetici del suo tempo, evidenziando l’intreccio di influenze e reciprocità del suo complesso immaginario”.