Fino al 14 luglio al Museo Ettore Fico di Torino è esposta una mostra dedicata al fotografo Gabriele Basilico (Milano, 1944 – 2013), realizzata dal Museo stesso in collaborazione con Fondazione Giorgio Cini, Venezia e Galleria Photo & Contemporary, Torino, a cura di Andrea Busto.
Il corpus centrale della mostra è una sezione commissionata al fotografo dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia nel 2010, in occasione della retrospettiva dedicata a Piranesi.
In quell’occasione la Fondazione Cini chiese al fotografo di ritrarre, dalle stesse angolazioni delle incisioni piranesiane, la “città eterna” e altri luoghi italiani. Il risultato fu riassunto in 32 scatti messi successivamente a confronto con le 32 incisioni di Piranesi.
Una ulteriore selezione di oltre cinquanta fotografie, di differenti formati, completa la mostra che, per la prima volta in Italia, esamina la poetica urbana e concettuale del fotografo attraverso le immagini scattate nei suoi innumerevoli viaggi.
Gabriele Basilico, esordisce alla fine degli anni Sessanta con fotografie di indagine sociale; le trasformazioni del paesaggio, la forma e l’identità delle città e delle metropoli diventeranno, negli anni a venire, i suoi ambiti di ricerca privilegiati. Su questi temi, nel corso degli anni, sono stati pubblicati oltre cento libri.
Tra le molte città “esplorate” vi sono Amburgo, Barcellona, Bari, Beirut, Berlino, Bilbao, Francoforte, Genova, Graz, Istanbul, Lisboa, Liverpool, Losanna, Madrid, Montecarlo, Mosca, Napoli, Nizza, Palermo, Parigi, Roma, Rio de Janeiro, Rotterdam, San Francisco, San Sebastian, Shanghai, Torino, Trieste, Valencia e Zurigo. Ha partecipato a innumerevoli progetti di committenza pubblica su incarico di importanti istituzioni ed è stato insignito di molti premi. All’interno della sua vasta opera di riflessione sulle trasformazioni dei territori urbanizzati nel passaggio dall’era industriale a quella postindustriale, il tema della città come complesso e raffinato prodotto dell’economia e della storia occupa un posto centrale. Guidato da una passione sincera e da una viva ammirazione per le architetture e tutti i manufatti che nel tempo hanno dato forma alle città, egli ha scelto il rigore dello stile documentario per raccontarne il costante processo di stratificazione e ibridazione che le modella, in un lavoro di indagine del rapporto tra l’uomo e lo spazio costruito durato quasi quarant’anni. Con metodi diversi ma sempre fedeli allo stile descrittivo, ha creato una ininterrotta narrazione dei luoghi, indagando le singole città e al tempo stesso ponendole in relazione tra loro, restituendo la straordinaria articolazione degli scenari urbani nei quali vive l’uomo.