Il Museo Novecento di Bologna ospita, fino al 27 giugno, “Exit Morandi”, una grande mostra dedicata alle opere di Giorgio Morandi (Bologna, 1890 – 1964), a cinquantacinque anni dalla sua scomparsa.
La mostra, curata da Maria Cristina Bandera e Sergio Risaliti, è realizzata in collaborazione con Fondazione Roberto Longhi e Villa Brandi e si avvale dei prestiti della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, della Banca Monte dei Paschi di Siena e di collezioni private.
L’esposizione prende origine da quattro importanti dipinti conservati al Museo Novecento appartenuti ad Alberto Della Ragione, tra cui un acquerello con una rara figura femminile che reca la data “11 aprile 918”, piccolo capolavoro su carta, che palesa le straordinarie capacità di aggiornamento dell’artista sulle avanguardie e la sua personale sintesi figurativa, svolta in un linguaggio già essenziale e anticonvenzionale. La grandezza di Morandi fu subito evidente a Roberto Longhi, che non interromperà mai il confronto umano e intellettuale con l’artista. I due, pur frequentandosi per decenni, si daranno sempre del “lei” nei loro scambi epistolari; un’affinità tra uno storico dell’arte e un pittore iniziata sul finire del 1934, in occasione della prolusione tenuta da Longhi in veste di nuovo titolare della cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Bologna. In “un’aula gremitissima” Longhi concluse la sua illuminata revisione dei Momenti della pittura bolognese parlando in questi termini di Morandi: “E finisco col trovar non del tutto casuale che, uno dei migliori pittori viventi d’Italia, Giorgio Morandi, ancor oggi, pur navigando tra le secche più perigliose della pittura moderna, abbia, però saputo sempre orientare il suo viaggio con una lentezza meditata, con un’affettuosa studiosità, da parer quelle di un nuovo incamminato”. Un viaggio di cui sono stati interpreti vigorosi anche Cesare Brandi, Francesco Arcangeli e Carlo Ludovico Ragghianti, ovvero i punti cardinali della critica novecentesca relativa all’arte del maestro bolognese. Da qui le basi di un progetto espositivo speciale, che raccoglie opere appartenute o gravitate nell’orbita dei quattro illustri storici dell’arte, a sugellare, nello scorrere del tempo e nel cambiare delle stagioni, la fedeltà nei confronti della silente e ferma pittura di Morandi.
In mostra sono esposte nature morte, paesaggi, fiori e una serie di incisioni, espressione artistica che vede in Morandi uno dei maggiori rappresentanti dei suoi anni e che gli valse il premio internazionale alla Biennale di San Paolo del Brasile nel 1953.