Antony Gormley. Essere


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Nell’aula Magliabechiana degli Uffizi di Firenze, fino al 26 maggio prossimo sono esposte 12 opere di Antony Gormley, realizzate in diversi materiali e dimensioni, che esplorano il corpo nello spazio e il corpo come spazio, mentre altre due sono collocate negli spazi della collezione storica e un’altra è installata sulla terrazza degli Uffizi.

Antony Gormley, Seettlement, 2005


Al centro della mostra il dialogo in atto tra Passage e Room, due sculture realizzate a trentacinque anni di distanza l’una dall’altra. Entrambe affrontano la questione dello spazio del corpo: Passage (2016) è un tunnel in acciaio Cor-Ten dalla forma umana lungo 12 metri che potrà essere percorso dai visitatori; Room (1980) è una serie di abiti dell’artista tagliati in un nastro continuo largo 8 millimetri che definisce un recinto quadrato di 6 metri per 6, non accessibile al pubblico. 
La mostra propone diverse nuove opere realizzate per l’occasione, tra cui Veer II (2018), un’evocazione tridimensionale in ghisa di un teso sistema nervoso al centro del corpo, a grandezza naturale, e Breathe (2018), un’opera espansiva di grandi dimensioni ricoperta di piombo che applica i principi cosmici del Big Bang alla singolarità di un corpo soggettivo.
La relazione con il prezioso patrimonio culturale della città, e con gli Uffizi in particolare, è affidata alle due Another Time una delle quali sarà esposta tra le sculture classiche in galleria mentre l’altra è collocata nella terrazza degli Uffizi, prospiciente piazza della Signoria. Si è infine voluto cercare un terzo rapporto con la collezione storica degli Uffizi attraverso una sala dedicata al dialogo tra l’Ermafrodito dormiente, copia romana di età imperiale da un originale ellenistico del II secolo a.C. poggiante su un basamento, e il blocco Settlement (2005) che abbraccia invece il pavimento.
Discostandosi dall’idea della mostra come spazio per la contemplazione estetica o per il godimento della narrazione o della rappresentazione, Essere sollecita la partecipazione attiva come connettori tra oggetti definiti e spazi aperti in cui massa e vuoto, buio e luce, duro e morbido coinvolgono la presenza dello spettatore nello spazio.

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