Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti


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Giovanni Benedetto Castiglione, L’arca di Noè, olio su tela, 180×256 cm, Genova, Museo dell’Accademia Ligustica

Sono esposte, fino al 9 giugno, oltre 80 opere per comporre il percorso espositivo nelle sale di Palazzo Martinengo a Brescia, per documentare come la rappresentazione degli animali abbia trovato ampia diffusione nell’arte tra XVI e XVIII secolo.

Questa mostra, “Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti”, è curata da Davide Dotti, organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio della Provincia di Brescia e del Comune di Brescia, in partnership con WWF Italy.

Infatti, i più grandi maestri del Rinascimento, del Barocco e dell’Età dei Lumi, da Raffaello a Caravaggio, da Guercino a Tiepolo fino a Ceruti, hanno spesso dipinto animali sia in rappresentazioni autonome che in compagnia dell’uomo, soprattutto in occasione di commissioni ufficiali da parte di nobili e aristocratici. Inoltre, traendo ispirazione dai testi biblici e dalla letteratura classica greca e latina, gli artisti hanno licenziato tele nelle quali l’animale è l’assoluto protagonista come, ad esempio, nell’episodio dell’Arca di Noè, oppure comprimario, divenendo attributo iconografico dei santi più venerati come, ad esempio, Girolamo con il leone, Giorgio con il drago, Giovanni Battista con l’agnello, o parte essenziale del racconto mitologico. Basti citare, ad esempio, le storie di Diana cacciatrice accompagnata dal suo fedele cane, Ganimede e l’aquila, Leda e il cigno e il ratto di Europa escogitato da Zeus trasformato in toro. Senza dimenticare gli affascinanti personaggi della maga Circe e di Orfeo che, suonando la lira con impareggiabile maestria, incantò gli animali e la natura.

Il percorso della mostra è suddiviso in dieci sezioni che indagano la presenza dell’animale nella pittura a soggetto sacro e mitologico, mettendo in evidenza le simbologie e i significati ad esso connessi, per poi addentrarsi in sale tematiche dedicata a cani, gatti, uccelli, pesci, rettili e animali della fattoria, spesso raffigurati in compagnia dell’uomo. Nell’ultima stanza, invece, sono protagonisti gli animali esotici e fantastici, figli cioè della fervida vena creativa degli artisti.

Tra le opere di Guercino, Ceruti, Bachiacca, Grechetto, Campi, Cavalier d’Arpino, Giordano e Duranti che sono giunti a Brescia da musei, pinacoteche e collezioni private italiane ed estere, sono da segnalare quattro capolavori del Pitocchetto che per la prima volta vengono esposti in una mostra pubblica, fra i quali spicca la coppia di tele raffiguranti “Vecchio con carlino” e “Vecchio con gatto”, citata nell’inventario del 1802 della prestigiosa collezione Melzi d’Eril di Milano. Inoltre, sono presenti alcune tele inedite recuperate dal curatore in collezioni private italiane, tra cui il “Ritratto di gentiluomo con labrador” del maestro fiorentino Lorenzo Lippi, la “Venere, amore e cagnolino vestito da bambina” del pittore veneziano Pietro Liberi, il “Ritratto di ragazzino con cane” del genovese Domenico Fiasella. Di Giorgio Duranti, artista bresciano settecentesco specializzato nella pittura a soggetto animalier, sono esposte cinque opere, tra cui il “Ritratto di poiana” di collezione privata, i “Due tarabusi” dell’Accademia Carrara di Bergamo e l’inedito “Nido di gazze ghiandaie” scoperto di recente in una raccolta privata bresciana.

La mostra rappresenta il quinto appuntamento espositivo dell’Associazione Amici di Palazzo Martinengo.

Per l’occasione, Silvana Editoriale ha pubblicato un catalogo dedicato alla mostra.

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