Vanessa Billy. The white Goddess


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Vanessa Billy, Centuries, 2016, Detail, Jesmonite, dust, sand, pigment and lead, Photo courtesy of Gunnar Meier

Alla “Dea bianca” è intitolata la mostra di Vanessa Billy (Ginevra, 1978) realizzata a cura di Rita Selvaggio e ospitata dalla Galleria Gentili di Firenze fino al 14 marzo prossimo, ispirata da Lucrezio, (De rerum natura, Lib. V, 656-662).
Così viene presentata la mostra: “Incroci di ecologia politica e il passaggio dell’energia da un’entità all’altra, visioni distopiche e grumi di materia mitologica: sono questi alcuni dei temi sviluppati dalla pratica di Vanessa Billy (1978, Ginevra) contraddistinta da un forte credo nell’ibridismo e nella capacità di tramutazione degli elementi. Le opere in mostra occupano lo spazio con una presenza  tanto corporea quanto vulnerabile, combinano una varietà di forme e sostanze tangibili traducendo le allusioni ad un momento o a un’azione trasformativa che genera l’effetto di ancorarle all’ambiente più  prossimo. Assecondando infatti il principio interpretativo dell’analogia, il percorso espositivo si collega idealmente alla Mater Matuta (V sec a.C.) uno dei monumenti più significativi della produzione di statue cinerarie in pietra fetida conservato proprio a Firenze, nel vicino Museo Archeologico. A guisa delle fasi lunari che scandiscono giornalmente il ritmo del tempo, Mater Matuta, con il suo sguardo pervaso da un’intensa malinconia e prolungato oltre la vita terrena, è la dea italica protettrice dell’aurora, della fecondità e della nascita.
Matuta è la “dea bianca” –sorella del miraggio e dell’eco – che, nella sua nudamente indossata magnificenza, ci riporta a quell’istante fuori da ogni durata in cui il mito esplose alla luce per la prima volta. Alla stessa dimensione femminile che da tempo immemorabile è collegata alla luna e che evoca la madre in ogni sua funzione. È quella Dea Bianca che Robert Graves aveva inseguito attraverso tante incarnazioni e metamorfosi. Il corpo della donna offre  la medesima visione microcosmica dei ritmi universali della luna, metafora di ciclicità, mutamento, inconscio, segreto, mistero, maternità e fecondità, è simbolo dello scorrere del tempo e rende manifesto il perpetuo ricominciare, la catena ininterrotta di nascite e morti.
Da alba in alba gira la terra e la notte continua a seguire il giorno.”

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