Orizzonti d’acqua tra Pittura e Arti Decorative. Galileo Chini e altri protagonisti del primo Novecento


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Galileo Chini, La vita, 1919, olio su tela

Al PALP, Palazzo Pretorio di Pontedera (PI), fino al 28 aprile 2019 è allestita la mostra “Orizzonti d’acqua tra Pittura e Arti Decorative. Galileo Chini e altri protagonisti del primo Novecento”, realizzata a cura di Filippo Bacci di Capaci e Maurizia Bonatti Bacchini, promossa dalla Fondazione per la Cultura Pontedera, dal Comune di Pontedera, dalla Fondazione Pisa, con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana. La mostra ha come protagonista Galileo Chini, una delle figure di maggior rilievo del Modernismo internazionale, e alcuni artisti che hanno condiviso con lui le esperienze del periodo, dal Simbolismo al Liberty, dalla Secessione viennese alle suggestioni dell’Orientalismo. Il tema dell’esposizione è l’acqua, soggetto ricorrente in quei movimenti artistici che, tra Otto e Novecento, si sono identificati con il Simbolismo e il Divisionismo.
Fil rouge che accompagna il visitatore lungo tutto il percorso espositivo, l’acqua costituisce una nota costante in tutta la produzione di Chini e racconta la sintonia dell’artista con gli sfondi ora fluviali, ora marini, dall’Arno al fiume di Bangkok, da Venezia ai centri balneari e termali di Viareggio, Montecatini e Salsomaggiore. Non ne è esente neppure la produzione ceramica, l’ambito, tra i molteplici in cui Chini si espresse, che gli diede l’opportunità di entrare nel circuito internazionale e di imporsi fin dal 1898 tra i primi interpreti del Liberty in Italia.
Ad aprire la mostra, nella prima sala, il quadro “La quiete”, esposto nel 1901 alla quarta edizione della Biennale Internazionale di Venezia, manifestazione che in maggior misura ha contribuito ai successi dell’artista e alla sua dimensione cosmopolita. Fu infatti nella città lagunare che nel 1907 il re del Siam ebbe modo di apprezzare l’allestimento della Sala del Sogno, decidendo di affidare a questo artista poliedrico, distintosi oltre che come ceramista anche come illustratore, scenografo, pittore e decoratore, la decorazione del nuovo Palazzo del Trono a Bangkok. L’esperienza thailandese influì in modo determinante sul suo bagaglio artistico, coinvolgendo la pittura di cavalletto, la decorazione e la produzione ceramica.

La mostra è divisa in quattro sezioni: Simbolismo e Divisionismo, L’acqua come soggetto della produzione decorativa, l’Orientalismo e la fase Secessionistica e klimtiana, ognuna delle quali presenta dipinti, bozzetti e manufatti ceramici per accostare il visitatore alla complessità del fare artistico di Galileo Chini. E al suo fianco, in un costante confronto, le opere degli altri grandi
protagonisti del Novecento italiano, a lui legati da amicizia, lavoro o sintonia culturale: Plinio Nomellini, amico fraterno, con cui condivise l’impresa della Sala del Sogno, Giorgio Kienerk, che fu precoce divulgatore del Liberty in ambito toscano, Leonardo Bistolfi, tra i promotori dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna organizzata a Torino nel 1902, Duilio Cambellotti, il maggior rappresentante del Decò a Roma e, ancora, l’emiliano Aroldo Bonzagni e i toscani Moses Levy, Lorenzo Viani e Salvino Tofanari. In mostra anche un arazzo di Vittorio Zecchin, l’artista veneziano che maggiormente ha tradotto in Italia lo spirito klimtiano e, come Chini, ha filtrato il linguaggio decorativo della Secessione viennese. Infine, è esposto anche uno straordinario ritrovamento: il gesso di Auguste Rodin La Danaide, oggetto di scambio tra lo scultore e Galileo Chini in occasione di un loro incontro, avvenuto probabilmente a Venezia nel 1901.

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