Fino al 27 gennaio 2019, il MARCA, Museo delle Arti di Catanzaro, ospita la prima grande antologica dell’artista tedesco Wolfram Ullrich (Würzburg, 1961).
La mostra, curata da Alberto Zanchetta e organizzata in partnership con Dep Art di Milano, si inserisce nel più ampio progetto GLOCAL I Edizione Arte Contemporanea Sezione Grandi Mostre, promosso dalla Fondazione Rocco Guglielmo e realizzato in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro.
Sono qui esposte 30 opere di Ullrich, tra cui una serie di lavori recenti in acrilico su acciaio e altri pezzi storici, capaci di ripercorrere trent’anni di carriera e definire con chiarezza la cifra più caratteristica della sua ricerca.
Il percorso espositivo ruota attorno alle astrazioni geometriche tridimensionali di Ullrich, frutto di un assemblaggio di segmenti in acciaio preparati in modo che l’acrilico, applicato per velature successive, vi si possa fissare.
Le sue creazioni appaiono come sculture da parete, nonostante lo stesso Ullrich si definisca ‘pittore’ e non ‘scultore’, che giocano con la prospettiva, poligoni che fluttuano e che sembrano immersi in uno spazio profondo, grazie all’uso di aree dai colori intensi.
Le opere, come spiega lo stesso artista, vengono letteralmente costruite assemblando le diverse parti, in un processo opposto alla scultura, dove si lavora per sottrazione.
A seconda della posizione dell’osservatore le opere si inclinano, diventano morbide, si piegano in strette fessure d’ombra. Il lavoro di Ullrich entra quindi in relazione non solo con l’occhio dello spettatore, ma anche con lo spazio e con il movimento del visitatore all’interno di tale spazio, trattando entrambi come variabili dinamiche.
Una delle caratteristiche del lavoro dell’artista tedesco è l’uso piatto del colore. Il segno cromatico di Ullrich anima la superficie della parete marcandola con presenze vive. Il colore diventa forma concreta e tridimensionale, determinando i lavori in estensioni spaziali, al limite dell’installazione. L’intervento di Ullrich si disloca infatti nello spazio secondo la misura rigorosa eppur libera delle sue sequenze che danno vita nel loro insieme a un’unica installazione in cui ciascun elemento è legato e rimanda al successivo.
Accompagna la mostra un catalogo Giampaolo Prearo Editore, con testi di Alberto Zanchetta, Ralf Christofori e Matteo Galbiati.