Alla Reggia di Caserta si è appena inaugurata, e rimarrà aperta fino al 20 dicembre prossimo, la mostra collettiva “Relazioni estetiche”, promossa da Villam e realizzata a cura di Massimo Scaringella.
Sono quattordici gli artisti contemporanei, italiani e internazionali, di diverse generazioni, presenti in mostra che usano mezzi espressivi differenti, come video, installazione ambientale, light art, fotografia, scultura, pittura, ma collegati per affinità formali o sostanziali. Essi sono: Francesca Arri (Italia), Carlo Bernardini (Italia), Filippo Berta (Italia), Stefano Cagol (Italia), Aisha Cahn (Regno Unito), Patricia Claro (Cile), Shay Frisch (Israele/Italia), Goldschmied & Chiari (Italia), Jorge Miño (Argentina), Tracey Moffat (Australia), Moneyless (Italia), Şükran Moral (Turchia), Alessandro Pongan (Italia), Stevens Vaughn (Stati Uniti/Cina).
Ogni artista, secondo la propria poetica e con i propri materiali d’elezione, tenta di instaurare un dialogo con la dimora reale quanto più intenso possibile, che alla fine, nella pluralità delle voci, restituisce uno spazio nuovo, un “mondo” nuovo più complesso e potenziato.
Si crea in questo modo un conflitto visivo apparente, che allo stesso tempo ci porta ad un effetto di amalgama temporale che ci trasporta fuori dal tempo. L’eterno ritorno allo stesso ambito cognitivo sicuro, sia come esorcismo all’universo palpitante che gli artisti invocano e celebrano, sia come rifugio davanti al passo vertiginoso di una marea universale, fanno sembrare quello spazio più vicino e riconoscibile alla nostra ineffabile umanità.
Villam è un progetto fluido, l’opera ambiziosa prodotta dalla naturale evoluzione della ricerca artistica di Anita Calà, per cui “ogni evento si propone di essere una sorta di prova generale per il successivo”, in un continuum creativo che raccolga le innovazioni culturali di un mondo in veloce cambiamento, pronto a formare la potenza dell’eccellenza, tramite lo scambio e la divulgazione.
Un progetto a lungo termine quindi, curatoriale ed artistico allo stesso tempo, che mira ad essere un motore relazionale e, ispirandosi all’idea di “factory”, a rivedere in parte i meccanismi dell’attuale “sistema” di creazione-produzione-fruizione dal punto di vista degli artisti, ma sempre nei confronti dei fruitori dell’arte contemporanea.