Massimo Baldini. A Tour not so Grand


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Massimo Baldini, A Tour not so Grand

Alla Fondazione Carlo Gajani di Bologna fino al 22 novembre prossimo è esposta una mostra di circa trenta fotografie in bianco e nero incentrate sull’idea del viaggio “non convenzionale” di Massimo Baldini.

L’autore ha avuto l’occasione di visitare musei di provincia, piccole istituzioni nascoste, luoghi talvolta appena accennati nelle guide turistiche, quando non del tutto dimenticati, ed è rimasto affascinato da queste realtà, spesso sorprendenti. Attraverso la fotografia intende restituirci il racconto di queste esperienze. Il suo è uno sguardo ironico e al contempo partecipe, incline a soffermarsi su dettagli capaci di generare narrazioni alternative.

Il viaggio che Massimo Baldini ha intrapreso è, come lui stesso suggerisce, “anticlassico” e “minimalista”, appunto: “A Tour not so Grand”. Un viaggio tutto teso a privilegiare quanto di curioso, nascosto, inusuale certi luoghi dell’Italia sanno offrire, dall’Acquario Civico di Milano al Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, al Museo della Fisarmonica di Castelfidardo o delle Arti Sanitarie di Napoli, fino alla Cattedrale di Sant’Agata a Lecce, solo per citarne alcuni. Baldini propone “fotografie che cercano una prospettiva o uno scorcio particolare, suggeriscono un punto di vista eccentrico, accolgono nell’inquadratura tutto quello che andrebbe diligentemente evitato o estromesso: ombre, sovrapposizioni, intrusioni, oggetti ordinari”, come egli stesso afferma.

La mostra è accompagnata da un catalogo con testo introduttivo di Attilio Brilli, scrittore, docente universitario e autore di numerosi saggi sulla storia della letteratura di viaggio, che ripercorre in maniera sintetica le tappe culturali del Grand Tour analizzandone l’evoluzione fino al presente, caratterizzato dal sorgere delle nuove tecnologie e dalla proliferazione delle immagini. Attraverso questo percorso Brilli giunge alla cifra dell’arte di Baldini, sottolineando quanto il suo lavoro ci insegni “ad addestrare lo sguardo, ad osservare la complessità delle cose, a cogliere l’ironia della vita nell’accumulo incongruo, nel dettaglio, nello scarto insignificante, e a fare della distrazione una risorsa dell’immaginario” (Brilli).

 

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