Nella Sala Dalì dell’Istituto Cervantes di Roma è allestita fino al 12 gennaio una mostra che giunge da Mosca e propone l’arte spagnola degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.
La mostra, realizzata a cura di María Toral, si compone di 34 opere tra dipinti, rilievi, sculture e disegni, riunendo insieme due generazioni di artisti ispanici che hanno dedicato la loro vita all’arte d’avanguardia, in un contesto difficile caratterizzato dall’isolamento politico e culturale del paese.
Due stili, due gruppi, ma una lotta comune contro la mancanza di riconoscimento della cultura in un clima oscuro. Ogni artista protagonista di questa mostra ci permette di conoscere dal linguaggio espressivo quello che succedeva in un’epoca chiave per lo sviluppo in Spagna. Senza dimenticare che i loro percorsi artistici condizionano in larga misura le tendenze attuali e che sono parte imprescindibile della memoria spagnola.
Questa mostra collettiva comprende le opere di 18 artisti informali e realisti spagnoli, tra cui Antonio López, Amalia Avia, María Moreno, Manuel Millares, Juana Francés, Antonio Saura, Rafael Canogar, Manuel Rivera e Martín Chirino.
Il desiderio di rinnovare l’arte contemporanea a Madrid negli anni del dopoguerra, tra le difficoltà imposte dalla dittatura franchista, è il comune denominatore di questa mostra che, per la prima volta, riunisce le migliori opere di astrazione e figurazione spagnole di quell’epoca. In particolare sono esposti i lavori dei componenti dei due movimenti d’arte moderna più rappresentativi di quegli anni: “El Paso” che ha sperimentato con l’arte informale e “Realistas de Madrid”, orientati all’arte figurativa. Sebbene l’astrazione e la figurazione possono sembrare opposte, ci sono molti punti in comune e influenze simili tra i due gruppi, che vanno oltre la tecnica e il concetto. La collettiva, infatti, propone uno sguardo lucido verso una delle più grandi generazioni della modernità spagnola focalizzandosi nello scenario madrileno e mettendo faccia a faccia il lavoro degli artisti dell’informale di El Paso (1957- 1960) e quello di coloro che seguono il realismo quotidiano. A fare da ponte tra i due gruppi evocati nella mostra è l’arte informale di Lucio Muñoz.