Courbet e la natura


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Gustave Courbet, La quercia di Flagey, 1864, Olio su tela, cm 89×111,5, Ornans, Musée Gustave Courbet

Il ritorno in Italia di Gustave Courbet, dopo circa cinquant’anni dall’ultima rassegna a lui dedicata, avviene con una retrospettiva allestita a Palazzo dei Diamanti di Ferrara fino al 6 gennaio prossimo, incentrata soprattutto sulla sua ampia produzione di paesaggi e il suo singolare rapporto con la natura.

La mostra è a cura di Dominique de Font-Réaulx, Barbara Guidi, Maria Luisa Pacelli, Isolde Pludermacher e Vincent Pomarède ed è organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.

L’artista fu un provocatore, padre del realismo e uomo dalla personalità complessa, ma fu anche un eccellente paesaggista, che considerava la natura la sua principale fonte di ispirazione: non a caso due terzi della sua produzione sono costituiti da panorami, vedute, scorci, orizzonti, lande campestri, in cui il protagonista è l’elemento naturale.

L’esposizione presenta circa cinquanta tele provenienti dai più importanti musei internazionali tracciando in un percorso emozionante: dalle vedute della natia Franca Contea alle spettacolari marine spesso scosse dalla tempesta, dalle misteriose grotte da cui scaturiscono sorgenti alle cavità carsiche che si spalancano nei torrenti, dai sensuali nudi immersi in una rigogliosa vegetazione alle suggestive scene di caccia, fino ai potenti capolavori realisti della maturità.

Mantenendosi in bilico fra gli echi del Romanticismo e i riflessi di un Impressionismo che proprio in quegli anni muoveva i primi passi, le sue opere rappresentarono un sicuro modello di riferimento per Manet, Monet, Degas e compagni.

Artista engagé e grande pittore di nudi femminili, Courbet preferì sempre la rappresentazione degli elementi naturali, en plein air o nello studio, anche quando si trovò ad affrontare i temi sociali che lo resero famoso, o quando si concentrò su semplici scene di vita quotidiana. Con Courbet l’arte si emancipa dagli ideali classici e romantici e il vero e la natura diventano i perni attorno a cui far ruotare le narrazioni della propria epoca, quanto più vicino possibile al reale.

In questo senso la sua passione per il mondo naturale lo portò a “fotografare” gli angoli più reconditi dei luoghi in cui si recò nel corso dei suoi frequenti viaggi, come Parigi, la natia Ornans e i suoi dintorni, le coste della Normandia e del Mediterraneo, la Germania e la Svizzera, restituendo tutto il sentimento realista, e insieme lirico, di quegli umidi sottoboschi, dei cieli immensi, dei mari, dei torrenti, delle cascate, dei corsi d’acqua e delle grotte.

Courbet si conferma uno dei più grandi pittori dell’Ottocento, un artista che ha lasciato un segno indelebile sulla sua epoca riuscendo a traghettare l’arte francese dal sogno romantico alla cruda pittura di realtà e, da questa, a un nuovo amore per la natura.

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