Meravigliose avventure. Racconti di viaggiatori del passato


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Carta da navigar (Mappamondo catalano estense), 1450-60 circa, Modena, Biblioteca Estense Universitaria

Alla Galleria Estense di Modena è allestita fino al 6 gennaio la mostra “Meravigliose avventure. Racconti di viaggiatori del passato”, che ripercorre le esperienze di viaggio tra il 1400 e il 1800, attraverso un’ampia selezione di testi illustrati, appartenenti al ricco patrimonio librario della Biblioteca Estense Universitaria, oltre a quadri, sculture, arti decorative e materiale etnografico, provenienti da istituzioni quali il Museo antropologico universitario di Firenze e i Musei civici di Modena.

L’esposizione è curata da Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi e Annalisa Battini.

Con questa mostra si ricoprono anche alcune figure di viaggiatori del passato, quali Jean de Mandeville, Giovan Battista Ramusio, Matteo Ricci, Athanasius Kircher e Carsten Niebhur, Francesco Gemelli Careri, Sybilla Merian. Materiale audiovisivo completa la narrazione delle meravigliose avventure esposte.

Il percorso espositivo si snoda in sei sezioni. In apertura vi è quella dedicata ai pellegrinaggi in Terrasanta, documentati già a partire dal IV secolo. Sono qui esposte anche la “Guida al viaggio in Terrasanta” di Francesco Petrarca, il “Tractato de le piu maravegliose cosse” di Jean de Mandeville, la relazione del pellegrinaggio di Niccolò III d’Este.

Il viaggio prosegue quindi nel Vicino Oriente, quando, a partire dalla seconda metà del secolo XV, gli scambi culturali ed economici tra i paesi europei e l’Impero Ottomano diventarono sempre più intensi. Le informazioni che questi viaggiatori fornirono attraverso libri di viaggio spesso illustrati circolarono rapidamente in Europa, diventando fonti documentarie importanti per conoscere la cultura e la vita quotidiana di quei luoghi e facendo anche scoprire capolavori archeologici come Palmira o il castello di Aleppo.

Meno frequenti sono i racconti sul continente Africano, oggetto della terza sezione. A differenza delle regioni settentrionali, che avevano fatto parte integrante dell’Impero romano e di quelle occidentali esplorate dai portoghesi, le aree interne dell’Africa ancora nel XVI secolo furono per lo più sconosciute.

Si passa così in Estremo Oriente, dove i primi a spingersi in quelle terre lontane furono i missionari francescani. È in questo contesto che spicca la figura di Matteo Ricci, il cui ritratto è riportato nella Descrizione della Cina, a fianco di Adam Schaal e Ferdinand Verbiest, altri due missionari francescani. A interessare i viaggiatori e gli studiosi fu anche l’antica civiltà dell’India, come documenta l’opera di Athanasius Kircher che pubblicò una descrizione dell’alfabeto sanscrito e la prima trascrizione apparsa in Occidente dei testi del Padre Nostro e dell’Ave Maria, che gli furono forniti dal missionario Heinrich Roth.

La sezione dedicata alle Americhe si apre con una rarissima prima edizione della lettera che Colombo scrisse ai reali di Spagna annunciando la scoperta del nuovo continente. Qui viene messa in evidenza anche l’appassionante avventura di Maria Sybilla Merian in Suriname allo scopo di studiare l’origine e la riproduzione degli insetti, generando molto scetticismo. Invece, nel 1701 Sibylla Merian fece ritorno in patria con una consistente serie di disegni e schizzi realizzati su pergamena ai quali continuò a lavorare in vista della pubblicazione, che avvenne quattro anni dopo con il titolo “Le metamorfosi degli insetti del Suriname” (Dissertatio de generatione et metamorphosibus insectorum Surinamensium).

La mostra si chiude con una sezione di opere d’arte che rispecchiano lo scambio tra culture, tecniche e materiali che i viaggi e le esplorazioni nutrirono. Ne sono esempio le nature morte con oggetti esotici come simbolo del lusso e della cultura dei proprietari, come nel caso della “Natura morta con violino, frutta e bicchieri” di Cristoforo Munari, con vasellame cinese e un bucchero del Messico. Alcuni dei lavori esposti presentano inoltre elementi ibridi come gli avori devozionali trasportati da oriente in occidente, raffiguranti San Giovanni Battista o la Madonna.

Nella Sala Campori della Biblioteca Estense Universitaria, al secondo piano di Palazzo dei Musei, è inoltre allestita una selezione di mappe geografiche e Atlanti. La mostra, “Cartografia tra vecchi e nuovi mondi”, è frutto della collaborazione tra Gallerie Estensi, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, dove la curatrice Sara Belotti, è attualmente ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali.  Sono esposti documenti cartografici tra i più prestigiosi e importanti posseduti della Biblioteca Estense, tra cui la celebre Cosmografia di Tolomeo. Si tratta di un codice, realizzato per Borso d’Este, che oltre al suo valore artistico riveste un profondo significato storico e scientifico, poiché può essere considerato tra i primi “atlanti” conosciuti che, recuperando le conoscenze astrologiche e geografiche dell’antichità dopo secoli di oblio durante il Medioevo, fece da modello per le carte prodotte a partire dai sec. XV-XVI.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Franco Cosimo Panini Editore.

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