Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018


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Sergio Ceccotti, Sonata, 1998, olio su tela cm81x100, foto di Riccardo Ragazzi

Fino al 14 ottobre, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, è in corso la mostra “Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018”, promossa da Roma Capitale-Assessorato alla Crescita culturale e curata da Cesare Biasini Selvaggi.

Sono circa 40 opere, esposte nello Spazio fontana seguendo un ordine cronologico lungo sessant’anni di attività, dal 1958 al 2018, di Sergio Ceccotti (Roma, 1935), antesignano della figurazione italiana contemporanea, erede della metafisica dechirichiana e del realismo magico.

Dalla fine degli anni Cinquanta, nelle cui opere si riscontrano suggestioni neocubiste a opere della prima metà degli anni Sessanta nelle quali riecheggia potente l’espressionismo tedesco, la mostra prosegue con i lavori dei decenni successivi immersi in quello che potrebbe essere chiamato realismo ceccottiano, una visione pittorica colta, raffinata e originale che distilla spunti della storia dell’arte, che impiega artifici retorici del cinema alla Hitchcock, del fumetto, della fotografia, del fotoromanzo e della letteratura di genere, dal racconto poliziesco alla Hammett o alla Chandler, alla narrativa di autori contemporanei come Georges Perec, Patrick Modiano, Antonio Tabucchi o Paul Auster. Nei dipinti di Ceccotti si rinnovano anche gli spunti dei rebus o meglio, dei disegni dell’illustratrice della Settimana Enigmistica Maria Ghezzi.

Come il disegnatore di Peter Greenaway ne “I misteri dei Giardini di Compton House” o come il fotografo di Blow-Up di Michelangelo Antonioni, Ceccotti rivela le sottili malvagità celate nelle sue, apparentemente tranquille, vedute di città, nei suoi paesaggi e forse altre scomode verità potrebbero venire alla luce se fossimo capaci di trovare il codice che governa i suoi articolati rebus dipinti.
Questo repertorio iconografico rappresenta il “mandante” di alcuni particolari “raccapriccianti” della figurazione ceccottiana, in cui inquietanti enigmi si nascondono al di là di porte e finestre, scale e corridoi di asettici appartamenti borghesi o di modeste camere d’albergo. Spazi quasi sempre anonimi, ma al tempo stesso altamente simbolici che, per la presenza di indizi talvolta allarmanti, sembrano precedere o seguire di un attimo un dramma che, con sapiente regia, è precluso allo sguardo dello spettatore che può solo immaginarlo.
La mostra è accompagnata da un catalogo a cura di Cesare Biasini Selvaggi, edito per i tipi di Carlo Cambi editore, che include il saggio del curatore, le tavole e le schede delle opere esposte, un’antologia di testi critici dedicati all’artista, un’estesa cronologia e una sezione di apparati espositivo-bibliografici.

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