Ercole e il suo mito


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Ercole e il toro di Creta, Reggia di Versailles

Si inaugura domani, 13 settembre e sarà aperta al pubblico fino al 10 marzo 2019, la mostra “Ercole e il suo mito”, allestita nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria (Torino), legata ai lavori di restauro in corso della “Fontana d’Ercole”, fulcro del progetto secentesco dei Giardini della Reggia, un tempo dominata dalla Statua dell’Ercole Colosso del 1670, da cui inizia idealmente la visita.

Il comitato scientifico della mostra è presieduto da Friedrich-Wilhelm von Hase ed è composto da Gabriele Barucca, Angelo Bozzolini, Paolo Jorio, Darko Pandakovic, Laura Pasquini, Gerhard Schmidt, Rüdiger Splitter, Claudio Strinati, Paola Venturelli, mentre l’organizzazione è della Swiss Lab for Culture Projects e del Consorzio Residenze Reali Sabaude, in collaborazione, fra gli altri, con l’Antikenmuseum und Sammlung Ludwig di Basilea (CH), il Museumslandschaft di Hessen-Kassel (D), il Museo Archeologico Nazionale e il Museo Filangieri di Napoli.

L’esposizione è composta da oltre 70 opere, tra ritrovamenti archeologici, gioielli, opere d’arte applicata, dipinti e sculture, manifesti, filmati e molto altro, provenienti da istituzioni pubbliche e da collezioni private, in un arco di tempo che va dall’antichità classica fino al XX secolo.

Il percorso parte da una sezione che ripercorre l’origine del mito in epoca pagana, con una serie di ritrovamenti archeologici di grande pregio e raffinatezza, come vasi, anfore, coppe, realizzate nella regione greca dell’Attica tra il 560 e il 480 a.C., provenienti dall’Antikenmuseum di Basilea, che raffigurano diverse imprese canoniche dell’eroe.

Segue la parte che testimonia la diffusione della rappresentazione della leggenda erculea in ambito romano, con alcune statuette in bronzo o in terracotta, oltre a una testa colossale di Ercole in riposo, copia della seconda metà del I secolo a.C. di un’opera di Lisippo risalente al 320/310 a.C.

Sono esposti in mostra il calco in gesso del gruppo bronzeo di Ercole con la cerva di Cerinea di Lisippo, della Skulpturhalle di Basilea e due intonaci dipinti provenienti dall’Augusteum di Ercolano, oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che raffigurano Eracle con il Cinghiale e con il Leone di Nemea. Chiudono la sezione due coppe in argento realizzate da Gianmaria Buccellati, sbalzate e cesellate con le fatiche di Ercole.

Questa mostra analizza il passaggio tra il mito pagano di Ercole e il recupero che ne fece il cristianesimo nel Medioevo, quando la figura del semidio dalla forza straordinaria e dal carattere esemplare è associata a quella del Salvatore. In questa sezione è esposto un prezioso cofanetto in avorio, prodotto da una bottega costantinopolitana nella prima metà dell’XI secolo, raffigurante l’eroe che strangola il leone e solleva Anteo, il gigante figlio di Poseidone e di Gea che perdeva la sua forza se non toccava terra, proveniente dal Museo Archeologico nazionale di Cividale del Friuli.

Una sezione è dedicata a opere di arte decorativa, come ventagli, elmi, boccali, coppe, cassoni, e altro, tra cui un prezioso e raffinato boccale tratto da un monoblocco di avorio proveniente dalla Kunstkammer dei granduchi di Baden oggi conservato al Badisches Landesmuseum di Karlsruhe in Germania.

L’epoca moderna è qui testimoniata con le opere pittoriche e plastiche, a partire dal Rinascimento, come L’Apoteosi di Ercole (1539) del Garofalo, e nel Seicento con la scultura di scuola romana Ercole Fanciullo con il serpente, della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli, mentre del Settecento sono presenti due pregevoli manufatti in terracotta dorata di Lorenzo Vaccaro, oggi custodite nel Museo Filangieri.

Di Gregorio de Ferrari, pittore del barocco genovese, sono esposte per la prima volta le cinque grandi tele raffiguranti Ercole durante le sue più celebri fatiche e il momento in cui viene accolto nell’Olimpo, provenienti dalla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola di Genova.

Particolarmente interessanti sono gli approfondimenti che analizzano, da un lato, la presenza della statuaria erculea nei giardini e dall’altro le piante a essa collegate, a cura di Darko Pandakovic, attraverso alcuni esempi che si ritrovano in parchi di residente private e di palazzi aristocratici, come Palazzo Pitti a Firenze, Le Tuileries a Parigi, il Castello di Powis in Gran Bretagna, La Venaria stessa e, dall’altro, l’influenza che l’eroe ebbe nella storia dell’architettura, grazie a un video-passeggiata raccontata da Claudio Strinati.

La rassegna prosegue con una sezione dedicata alla città tedesca di Kassel, che ha nella gigantesca statua dell’eroe greco uno dei suoi simboli; dal suo museo provengono alcuni cammei del Sei/Settecento e in questa occasione viene presentato un filmato aereo della reggia e del parco che furono voluti da Guglielmo I d’Assia-Kassel.

L’esposizione si chiude con una curiosa sezione che, ricostruendo un ambiente di foyer cinematografico anni ‘50/60, testimonia il rifiorire negli ultimi decenni dell’interesse sul mito di Ercole, con i grandi film, cosiddetti del “peplo”, prodotti a Cinecittà negli anni sessanta e poi ancora recentemente a Hollywood, che videro impegnati attori quali Giuliano Gemma o Arnold Schwarzenegger, oltre alla trasposizione in disegni animati di Walt Disney.

Per l’occasione, Skira ha pubblicato il catalogo.

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