Palazzo Venezia a Roma ospiterà fino al 28 aprile 2019 il “San Lorenzo”, busto in terracotta di Donatello, a lui attribuito soltanto di recente grazie agli studi di Francesco Caglioti che nel numero 155-156 di “Prospettiva”, uscito nel 2014, ha pubblicato un dettagliato saggio nel quale ha ricostruito la storia dell’opera.
Il busto fu realizzato per il portale maggiore della Pieve di San Lorenzo a Borgo San Lorenzo nel Mugello, chiesa romanica del XII-XIII secolo costruita su un precedente corpo di fabbrica di cui si ha notizia dal 934. La datazione è ancora incerta, ma fin dalle prime indagini, pare sia da collocare attorno al 1440, quando Donatello stava lavorando alla Sagrestia Vecchia e nello stesso periodo in cui scolpiva il David del Bargello. Prima comunque del soggiorno padovano che porterà al compimento dell’Altare del Santo, il punto di rottura che rivoluzionerà in maniera radicale l’arte dell’Italia settentrionale e non solo.
A tal proposito, come scrisse Cicognara nella “Storia della scultura” (1823), «le piccole storie che veggonsi nei Miracoli di Sant’Antonio […] fanno fede della somma di lui facilità nel comporre. La grandiosità dei luoghi da lui indicati nel fondo dei bassi rilievi, la cognizione della prospettiva, il giudizioso rilievo dato ai soggetti dell’avanti, e la finissima indicazione degli indietro sacrificando con accortezza le parti accessorie alle principali, tutto ciò in lui è meraviglioso tanto più che nessuno avevagli aperto il cammino a queste ultime squisitezze dell’arte, e che questa parte di bella composizione e distribuzione fu primo egli a porre in opera fra gli ingegni italiani».
Cicognara descriveva lo stiacciato, tecnica di cui Donatello era padrone assoluto, che va riferita principalmente ai rilievi (vedi ad esempio la Madonna dei Pazzi), ma che trova i suoi primi accenni già nella scultura a tutto tondo come si può evincere anche nel busto di San Lorenzo che ha precedenti nel San Ludovico di Tolosa (1425) e, ancor di più, nel busto reliquiario in bronzo di San Rossore (1425-1427). Nel primo caso il soggetto è raffigurato per intero, nel secondo “tagliato” a metà petto, mentre nell’opera in mostra a Roma è a mezza figura.
L’attribuzione del San Lorenzo a Donatello non è stata semplice, soprattutto per le vicende a esso legate. Infatti la scultura è rimasta nella sua sede originale fino al 1888, anno in cui l’astuto antiquario Stefano Bardini l’acquistò dall’allora titolare della Pieve, affrettandosi a sostituirla con una copia. L’anno seguente Bardini la vendette al principe Giovanni II di Liechtestein il quale la trasferì nel suo palazzo a Vienna. Alla morte del nobile gli eredi la misero poi all’asta, descrivendola come opera ottocentesca, perciò ignari della vera identità del suo autore. I successivi e ultimi proprietari furono i collezionisti Peter Silverman e Kathleen Onorato.
Dopo la rimozione della ridipintura, probabilmente applicata durante la vendita di Bardini per rendere il pezzo più “appetibile”, gli storici dell’arte iniziarono a osservare con più attenzione il busto fino ad arrivare a considerarlo una delle più serie e importanti acquisizioni al catalogo generale di Donatello, «naturalista di grande ingegno, che non riconosceva alcuna limitazione nell’arte sua», come ebbe a scrivere il grande Jacob Burckhardt nel 1855, giudizio valido ancora oggi e che resterà tale negli anni a venire.