Alla Casa d’Arte Futurista Depero di Rovereto (Tn), fino al 30 settembre prossimo è allestita la mostra “Manu propria. Il segno calligrafico come opera d’arte”, realizzata a cura di Nicoletta Boschiero e Duccio Dogheria.
La scrittura come forma pittorica ha assunto una posizione di spicco nelle pratiche artistiche del Novecento. Nella seconda metà del secolo diventano sempre più intense le relazioni tra artisti e poeti, le contaminazioni tra i linguaggi, le stratificazioni di immagini e parole.
Tra opere, manifesti, edizioni sperimentali e documenti d’archivio, la mostra esplora l’uso estetico del segno calligrafico attraverso cinquant’anni di storia dell’arte: dall’esperienza pittorica di Gastone Novelli e Achille Perilli agli alfabeti dipinti di Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi e Antonio Sanfilippo, fino alle ricerche verbo-visuali di artisti come Ugo Carrega e Ben Vautier.
La Casa d’Arte Futurista Depero è l’unico museo fondato da un futurista, lo stesso Depero, nel 1957, in base a un progetto dissacrante e profetico: innovazione, ironia, abbattimento di ogni gerarchia nelle arti.
L’edificio si trovava nell’elegante centro storico della Rovereto medioevale.
Depero, un vero pioniere del design contemporaneo, curò personalmente ogni dettaglio: i mosaici, i mobili, i pannelli dipinti. Morì nel 1960, poco dopo l’apertura. Il 17 gennaio 2009, in occasione del centenario del Futurismo, il Mart ha dato una seconda vita a Casa Depero.
Un complesso restauro, firmato dall’architetto Renato Rizzi, ha recuperato le zone originali progettate dall’artista, completandole con due nuovi livelli ispirati direttamente al gusto di Fortunato Depero. Dentro si possono ammirare, esposti a rotazione, circa 3000 oggetti lasciati dall’artista alla città, fra dipinti, disegni, tarsie in panno, grafiche e giocattoli.
Casa Depero ospita anche un ricco programma espositivo, che reinterpreta in chiave contemporanea l’originaria vocazione di questo luogo al dialogo tra artisti e comunità locale.