André Kertész: un grande maestro della fotografia del Novecento


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André Kertész -Danseuse burlesque (satyric dancer), 1926 – Ministère de la Culture et de la Communication / Médiathèque de l’architecture et du patrimoine / Dist Rmn © Donation André Kertész

A Palazzo Ducale di Genova, dal 24 febbraio al 16 giugno, è esposta una grande retrospettiva, curata da Denis Curti, su uno dei maggiori fotografi del XX secolo: André Kertész (Budapest, 1894 – New York, 1985).
Sono esposte oltre 180 fotografie, suddivise in sezioni, che ripercorrono l’intera attività artistica del maestro ungherese, che in più di cinquant’anni di carriera ha sempre utilizzato la fotografia come se fosse un suo diario visivo, atto a rivelare la poesia dietro le semplici e anonime cose quotidiane, catturate attraverso prospettive uniche e rivoluzionarie.

Sembra che André Kertész si sia avvicinato alla fotografia nei primi anni del ’900, quando nel solaio di una vecchia casa ungherese si ritrova tra le mani un manuale di fotografia. Questo fortunato incontro segna il suo destino come un’illuminazione, arricchendolo di sorprese e magici colpi di scena, nel segno di una ricerca artistica e formale che lo ha reso precursore di una nuova fotografia, simbolica e poetica.

Questa mostra rappresenta un ampio e approfondito itinerario visivo, dentro il quale è possibile perdersi tra infinite suggestioni, per poi ritrovarsi sempre di fronte al piacere della bellezza e dello stupore.

Le fotografie esposte provengono dal Jeu De Paume di Parigi e sono affiancate da quattordici rare pubblicazioni dell’epoca in prestito da una collezione privata italiana, ripercorrono, suddivise in cinque sezioni temporali, l’intero percorso artistico del maestro ungherese che, in più di cinquant’anni di carriera, ha sempre utilizzato la fotografia come un suo diario visivo atto a rivelare la poesia dietro le semplici e anonime cose quotidiane.
Nella sezione di apertura, dedicata ai primi anni da fotografo di Kertész in Ungheria, le immagini in esposizione celebrano la purezza e la semplicità della vita e dei paesaggi rurali caratterizzati da una lucidità e un’immediatezza innovativa davvero sorprendenti.
La mostra prosegue indagando quello che è stata senza dubbio la fase più fortunata e florida di Kertész nella travolgente Parigi a cavallo tra le due guerre. Gli scatti del periodo francese sono ricchi di atmosfere oniriche, risultano suggestive e profondamente rivelatrici. In breve tempo entra a far parte del circolo degli artisti ungheresi che si riunisce al Cafè du Dôme, nel vivace quartiere di Montparnasse. Ed è in questo ambiente stimolante che entra in contatto con artisti e intellettuali, primi fra tutti, i connazionali Lazló Moholy-Nagy e Brassaï, i pittori Piet Mondrian, Marc Chagall e Fernand Léger. Sono di questa fase le inquadrature geometriche, create sapientemente da linee nate dai contrasti tra luce e ombra.
Segue la sezione americana e in quelli che senza dubbio sono stati gli anni più difficili della sua carriera artistica. Nel 1936 l’agenzia fotogiornalistica Keystone di New York propone a Kertész un contratto professionale di un anno. Così, insieme a sua moglie Elizabeth si trasferisce negli Stati Uniti. Sebbene negli scatti americani di Kertész il rancore e la frustrazione, derivanti dal mancato interesse riscosso dalle sue opere, restano ai margini delle sue fotografie, un velo di disaffezione si fa strada nella sua poetica.
La quarta sezione è dedicata ai riconoscimenti internazionali.

L’ultima sezione svela mostra alcuni scatti a colori, inediti per il pubblico italiano. Per André Kertész il colore è un fatto decisamente nuovo ed è pura sperimentazione, curiosità. I toni possono essere molto caldi o molto freddi, ma i tagli, le inquadrature e i punti di vista sono, ovviamente, il prodotto di un’esperienza visiva maturata lungo una straordinaria carriera.

La mostra è organizzata dal Jeu de Paume di Parigi, in collaborazione con la Mediathèque de l’Architecture et du Patrimoine, Ministère de la Culture et de la Communication – France, con diChroma photography e con la partecipazione di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura.

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