Una visione astratta


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Il MAN di Nuoro, in collaborazione con il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova, organizza e ospita nelle proprie sale, fino al 25 febbraio 2018, la mostra della collezione di Maria Cernuschi Ghiringhelli, realizzata a cura di Ilaria Bonacossa e Francesca Serrati, assistente curatore Michela Murialdo.

Partendo da alcuni opere chiave dell’astrattismo italiano degli anni Trenta, passando per le ricerche percettiviste e preconcettuali degli anni Sessanta, fino all’arte Optical e la Nuova Pittura degli anni Settanta e Ottanta, la mostra ripercorre la storia della collezione, conservata presso il Museo di Villa Croce a Genova, dialogando con alcuni dei principali movimenti artistici e autori del Novecento italiano.
L’incontro di Maria Cernuschi con l’arte si deve al marito Gino Ghiringhelli, artista e proprietario della galleria milanese Il Milione, luogo fondamentale per la promozione dell’arte astratta in Italia. Tra il 1934 e il 1935 la galleria presenta il lavoro di artisti quali Kandinsky, Vordemberge-Gildewart, Albers, Fontana, Licini, Melotti ed è il primo spazio espositivo a ospitare opere di Soldati, Radice, Rho e Veronesi. Nel 1933 la Galleria aveva supportato la pubblicazione di Kn, saggio di critica d’arte di Carlo Belli, dedicato proprio a Maria Cernuschi Ghiringhelli, e definito da Kandinsky il vangelo dell’arte astratta.
Maria Cernuschi Ghiringhelli è stata una figura unica nel panorama dell’arte italiana tra le due guerre. Considerata la musa astratta di Carlo Belli e Osvaldo Licini, all’inizio del 1930 divenne un’appassionata sostenitrice dell’arte astratta italiana e internazionale, riuscendo a intercettare le proposte più innovative con una grande autonomia di giudizio. Una Peggy Guggenheim italiana, capace di intrattenere solidi rapporti con gli artisti, anche quelli più giovani e non ancora affermati, poiché ciò che più le interessava era “seguire e se possibile incoraggiare, gli sviluppi di un tipo di ricerca artistica in cui credevo”.
Maria Cernuschi Ghiringhelli è stata capace di cogliere gli elementi di novità nella produzione artistica del suo tempo senza attenderne la consacrazione da parte della critica o del mercato, come testimoniano le date, tutte precoci, dei lavori di Piero Manzoni, di cui in mostra è possibile vedere uno dei primi Achrome, di Agostino Bonalumi, di Lucio Fontana, di Osvaldo Licini, di Gino Ghiringhelli di Bruno Munari e di numerosi altri autori. Una lungimiranza nelle scelte affiancata e supportata dallo stretto e mai interrotto rapporto con le generazioni artistiche attive prima della guerra, ed in particolare proprio Melotti, Soldati, Munari e Fontana.
Questa mostra si propone di presentare al pubblico il cuore di questa collezione privata, rappresentativa di un momento storico e artistico fondamentale, ma anche specchio di storie, scelte, pulsioni e sentimenti personali della sua artefice.

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