La mostra è patrocinata da Città Metropolitana di Firenze con il contributo della Regione Toscana, mentre la produzione e l’organizzazione è a cura di MetaMorfosi, e racconta questa storia con un’ampia selezione di opere di entrambe gli artisti.
Tutto iniziò a New York sul finire degli anni Settanta, quando la metropoli statunitense era il crogiolo di moti generazionali come graffitismo, rap, skateboarding e break dance. Paolo Buggiani, toscano del 1933, da sempre con un piede in Italia e uno nella Grande Mela, accendeva l’antagonismo urbano tramite performance ad alto contenuto “politico”. Le sue azioni creavano scalpore e bellezza spontanea: immaginate una vela/ala di fuoco, pilotata dall’artista in tuta speciale e pattini a rotelle, sorta di saetta mitologica che tracciava linee d’energia nei viali di New York. Siamo a cavallo tra Settanta e Ottanta, quando il nostro toscano e i suoi amici usavano la metropoli come un museo a cielo aperto, tutto da inventare come mai accaduto finora.
Alla fine degli anni Settanta, Keith Haring era un ragazzino sconosciuto che scendeva nelle stazioni della metropolitana e disegnava col gessetto sulle affissioni nere, le stesse che l’autorità affiggeva sopra le pubblicità scadute. Haring agiva in rapida sequenza, contro il volere delle guardie o sotto gli occhi dei passanti, scivolando via un attimo dopo l’esecuzione. I suoi motivi erano semplici ma unici e in breve sarebbero diventati il prologo di una rivoluzione creativa. Tutto è davvero partito nei sotterranei di New York, dal sottosuolo verso l’olimpo dei musei e delle grandi gallerie. La gente impazziva per quelle lavagne metropolitane: nessuna parola o colore, solo geroglifici semplificati che tutti capivano.
Nella mostra sono esposte oltre 20 opere originali di quei giorni magici, salvate da sistematica distruzione e conservate da Paolo Buggiani, il primo ad intuire la potenza al presente ma anche il potenziale futuro di quel folletto geniale. A riprova della loro amicizia, un prezioso disegno di Haring ci mostra un uomo con le ali e una dedica: For Paolo. Da quel momento, il personaggio volante di Buggiani sarebbe diventato uno dei soggetti pittorici del genio di Kutztown.
Oltre alle opere di Haring, sono esposti 30 pezzi di Paolo Buggiani sui suoi progetti a New York, un documento unico per attraversare simbolicamente la città e tracciare la mappa di azioni e opere ormai estinte. Completano il progetto i lavori di alcuni compagni di strada (Richard Hambleton, Ken Hiratsuka, Jenny Holzer, Barbara Kruger, Les Levine, David Salle), oltre ad una pregiata selezione di poster originali, fotografie e documenti video.