Al Museo Leone di Vercelli il bulino di Armando Donna


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Armando Donna, Piazzetta S. Michele (1949), Bulino su rame, mm. 179×202

Durerà poco più di due mesi – dal 15 ottobre al 17 dicembre –, e proprio per questo occorre affrettarsi per visitarla, la mostra “Il bulino di Armando Donna. Opere dagli anni ’30 agli anni ’50” al Museo Leone di Vercelli. Un luogo che di solito non ospita mostre di arte, essendo un museo più squisitamente storico, nato nel 1910 grazie alla passione del notaio Camillo Leone che amava collezionare qualsiasi oggetto legato al passato della sua terra (reperti archeologici celtici, etruschi e romani, dipinti, sculture, ceramiche, gioielli, armi e chi più ne ha più ne metta), ma che nel caso di Armando Donna ha voluto fare un’eccezione.

Donna (1913-1994) è stato uno dei più importanti maestri incisori del Novecento e non è un’esagerazione affermarlo. I suoi lavori sono esposti in alcuni dei più rinomati musei internazionali come il Victoria and Albert Museum di Londra, il National Museum di Stoccolma, il Museo Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, il Museo Civico Bertarelli di Milano e la GAM di Torino. Ha presenziato alla Quadriennale di Roma del 1951, alla Biennale di Venezia del 1952, alla Biennale Mondiale di Lugano nel 1956 e a quelle di Parigi del 1960 e di Baden Baden del 1980, oltre che alla fondamentale mostra del 1993 “L’incisione italiana del XX secolo” a Milano.

Ha iniziato i suoi studi all’Istituto di Belle Arti, dove poi diventerà insegnante sino al 1990, sotto la guida di Enzo Gazzone che tra il 1936 e il 1940 lo perfezionò nella tecnica dell’acquaforte, facendolo esercitare su paesaggi di campagna e scorci cittadini. Nel 1941 a Donna capita tra le mani “Bianco e Nero. Avviamento alla comprensione e alla raccolta della stampa d’arte occidentale” di Giacomo Francesco Guarnati. Una folgorazione. Da lì in avanti il giovane artista si dedicherà anima e corpo al bulino, diventando uno dei suoi massimi esponenti. Del bulino lo attraeva il superamento di quelle che sono le regole tecniche, la dimensione artigianale del fare artistico, per giungere alla creazione dell’opera d’arte.

Il bulino è una tecnica che non prevede errori, bandisce il superfluo a vantaggio dell’essenziale. Tra l’arnese e l’artista è uno scambio reciproco, lo sapevano bene Correggio, Mantegna, Dürer, Tiepolo, Piranesi e Raimondi. Lo sapeva bene anche Armando Donna che infatti, grazie alla maestria acquisita, dagli anni ’50 in avanti muta il suo linguaggio, facendo sparire ogni traccia di ornamento accessorio per concentrare la sua attenzione su un disegno sempre più pulito che non ammette arzigogolate distrazioni. Ne scaturisce una visione vagamente metafisica e surreale che, specie nelle ultime incisioni, si compone di umili oggetti, fiori di campo, insetti, frutti, alberi sottili, conchiglie e pietre, ambientati spesso in larghe prospettive di paesaggio sul quale campeggia una falce di luna, simbolo di un esistenzialismo che comunque ha fiducia nell’umanità.

Di Armando Donna Ugo Ronfani ha scritto nel “Catalogo dell’opera incisa”: «Era, la sua, un’arte che usava la lingua antica dell’incisione (una lingua che la nostra fretta di vivere vorrebbe condannata a sparire: il che non avverrà) per esprimere inquietudini e consolazioni del tempo presente. Credo che la sfida voluta e vinta da Donna sia consistita proprio in questo: nel rinnovare nei contenuti, così sottraendola al decorativismo degli epigoni, la pratica dell’incisione a bulino, nell’affidargli nuovamente il compito di “raccontare” (e giudicare) il mondo in cui viviamo, fino alle desolate, beckettiane no man lands delle nostre solitudini». Parole che meglio di altre riassumono la poetica dell’artista vercellese e sulle quali non occorre aggiungere altro.

La mostra, allestita presso la Sala d’Ercole del Museo Leone, ha la curatela di Simonetta Raimondo con la collaborazione di Piero Olmo. Il catalogo è curato da Massimo Melotti, l’organizzazione da Luca Brusotto. “Il bulino di Armando Donna. Opere dagli anni ’30 agli anni ’50” è visitabile dal martedì al venerdì dalle 15 alle 17.30, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18 (lunedì chiuso).

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