Fino al 17 settembre prossimo, al MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, Istituzione Bologna Musei, negli spazi della Collezione Permanente, è esposta una mostra personale inconsueta dedicata a Maurizio Finotto (Venezia, 1968) “Vita, morte e miracoli”.
La rassegna comprende circa 200 tavolette votive realizzate tra il 2015 e il 2017, ispirate alla tradizione italiana dei “per grazia ricevuta” e a quella messicana dei “retablos”, e il video “La lingua dei miracoli”, che si inserisce nel programma di Biografilm Festival. International celebrations of lives. I lavori ripercorrono le vicende autobiografiche dell’artista, interpretandole come effetti di prodigiosi interventi ultraterreni.
Le singole tavolette, secondo le parole dello stesso Maurizio Finotto realizzate in maniera “mistica e ossessiva”, in gran parte con frammenti di legno recuperati dal mare e lavorate con materiali poveri in diverse tecniche, riprendono iconografie e modalità testuali tipiche delle tradizioni popolari della fede cristiana, svelando eventi drammatici o imbarazzanti che hanno fortemente condizionato l’esistenza dell’autore. Allestite con la densità espositiva tipica delle usanze tradizionali nei luoghi di culto, le opere narrano per immagini l’infanzia dell’artista, l’abbandono del paese natale nella provincia veneta e di un lavoro sicuro per intraprendere gli studi artistici a Bologna, le alterne fortune di una carriera tortuosa, gli incidenti, gli insuccessi e i traguardi raggiunti nella professione e nella vita privata.
Alle elementari rappresentazioni figurative si accompagnano succinte descrizioni scritte degli eventi, che, sottolineando il carattere “miracoloso” di ogni mutamento, per quanto drammatico, lo qualificano come un’imprevista risorsa di vita.
Il video “La lingua dei miracoli”, della durata di 24 minuti, documenta le reazioni e i commenti della madre e della nonna di Finotto di fronte ad alcune tavolette che lui stesso mostra loro. Le scelte e gli eventi che hanno contraddistinto la vita dell’artista, coinvolgendo anche la sua famiglia, vengono ricordati con partecipazione e commozione dalle due donne mentre apprezzano il carattere estetico delle opere. In questa ricognizione che riporta alle sue origini un lungo itinerario esistenziale, si esplicitano e si alternano i diversi atteggiamenti dei tre protagonisti, in un confronto autentico fra lavoro introspettivo e credenze popolari, fra ironia disincantata e ingenua spontaneità. Le tavolette diventano così il medium attraverso il quale diviene possibile dialogare su questioni irrisolte, rafforzando un profondo legame affettivo.