Appartiene al ricco programma espositivo del MAC di Lissone (MB) anche la mostra dedicata a Matteo Montani [Roma, 1972] e curata da Alberto Zanchetta, esposta nelle sale del Livello 1 dal 10 giugno al 23 luglio.
Montani ritorna al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone a dieci anni dalla sua partecipazione al Premio Lissone, viatico propizio che lo ha portato, tra l’altro, a partecipare alla XV Quadriennale di Roma nel 2008, ad allestire una personale al Museum Am Dom di Würzburg nel 2011 e ad aggiudicarsi il premio speciale della giuria alla 64a edizione del Premio Michetti.
Mantenendosi fedele alle asperità del supporto che ha caratterizzato la sua ricerca espressiva, Montani ha dipinto sulla carta abrasiva usando delle polveri metalliche che variano di intensità a seconda delle fonti luminose.
Anziché essere esposte in piena luce, le opere necessitano di luci indirette che ne fanno risaltare i colori e le fosforescenze. Lo spettatore è così invitato a scoprire l’infinta varietà di diffrazioni luminose generate dalla pittura, che sembra mutare di continuo, come se avesse una vita propria.
Le opere appartengono all’ultimo ciclo di lavori dell’artista, il quale ha ripreso le suggestioni dell’albore e del crepuscolo. Il risultato finale è quello di un “orizzonte circolare” imbevuto di bronzo, rame e oro zecchino.
I quadri di Montani si sono sempre consacrati al mistero, alla meditazione, alla mistica e all’enigma della creazione, stabilendo un’equivalenza con l’arte orientale, e in specie con la pittura giapponese. Benché i riferimenti al paesaggio e all’orizzonte siano impliciti, essi vengono trascesi dallo stesso artista per offrirci un’abluzione nelle tremolanti e cangianti densità di un’ascetica policromia.
Matteo Montani ha al suo attivo diversi tra i più prestigiosi riconoscimenti come, ad esempio il Premio Suzzara nel 2000, finalista al Premio Lissone nel 2007, al Premio Cairo nel 2008, al Premio Terna nel 2009 e al Premio Michetti nel 2013.