Chi ha visitato la Biennale di Venezia prima della fine di maggio, non ha potuto vedere l’installazione dell’artista ungherese Ottó Vincze, “River Pool”, collocata nel Canale della Giudecca, dove rimarrà fino al 4 luglio.
A promuovere questa installazione è il Centro del Polo Museale Ferenczy, il quale l’anno scorso con il nome “Art Capitale” ha dato vita ad un progetto che intende portare prossimamente nella città di Szentendre una serie di manifestazioni tra cui anche mostre e questo risulta essere uno dei progetti più intriganti di questa iniziativa.
A Venezia è esposta una versione aggiornata di questo progetto e si può dire che sta riscuotendo grandissimo successo.
Ottó Vincze (1964) è considerato tra gli artisti figurativi più importanti dell’area Europa Centro-orientale. Tra le sue numerose esposizioni vanno ricordate quelle allestite in Germania, Svizzera, Repubblica Slovacca, Finlandia e Italia.
Vincze esordisce con opere caratterizzate ancora dalle tradizioni del costruttivismo tipico di Szentendre per passare poi alla sperimentazione di nuove forme artistiche, che vanno dai quadri alle installazioni e alla creazione di oggetti.
L’installazione spaziale “River Pool” è costituita da n.17 boe a forma di sfera, dalle dimensioni di palle da biliardo di circa 1 metro che adattandosi al flusso dell’acqua galleggia sulla superficie della famosa laguna della Giudecca. A differenza però del biliardo qui non è prevista alcuna base solida, per cui grazie al flusso d’acqua le sfere cambiano continuamente posizione pur essendo prefissate e preposizionate.
Questa installazione ha due sfere bianche in più rispetto alle biglie del biliardo, che portano ciascuna uno stemma. Venezia è raffigurata da un leone, mentre la città di Szendre da due ancore. I simboli delle rispettive città si riferiscono sia al commercio fluviale/marino ivi svolto sia all’eredità culturale delle due città che appunto deriva da tale commercio.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Accademia d’Ungheria in Roma.
L’artista afferma che il suo obiettivo non era quello di apportare modifiche all’installazione originale esposta nei pressi di Szentendre sul fiume Danubio, ma era quello di creare un’installazione adattato al nuovo contesto, in uno spazio indipendente.